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La pratica musicale aiuta a preservare le funzioni cognitive negli anziani

Numerose ricerche hanno evidenziato l’importanza, per la prevenzione del declino cognitivo associato all’invecchiamento, della cosiddetta riserva cognitiva, ossia l’insieme di attività che nel corso della vita aiutano a mantenere il cervello attivo. Tra queste ci sono uno stile di vita sano, che include alimentazione corretta e attività fisica, un grado di istruzione alto e anche attività ludiche, come la musica. In particolare, la pratica musicale (suonare uno strumento o cantare) nel corso degli anni determina, in base a studi con l’impiego di Risonanza magnetica (MRI), un aumento delle regioni del cervello implicate nella memoria, nelle funzioni esecutive e nel linguaggio.

Un nuovo lavoro dell’Università di Exeter nel Regno Unito, i cui risultati sono stati pubblicati sulla rivista International Journal of Geriatric Psychiatry ha confermato che  “fare musica” nella terza età, ossia suonare uno strumento o cantare in un coro, sia associato a migliori performance in termini di memoria di lavoro e funzioni esecutive (pianificare, programmare, modificare, verificare).

Lo studio che ha valutato l’associazione tra pratica musicale e funzioni cognitive

I ricercatori hanno condotto una sotto-analisi nell’ambito dello studio longitudinale PROTECT UK, nato per indagare la relazione tra invecchiamento e salute cerebrale. Nel periodo compreso tra il 2019 e il 2022, ai 1.007 partecipanti (83% donne con un’età media di  67 anni) è stato chiesto di completare dei test per la valutazione delle funzioni cognitive, relativi in particolare agli aspetti della memoria di lavoro e delle funzioni esecutive.

Il campione è stato suddiviso in due gruppi, in base alle esperienze di  pratica musicale; l’89% del campione ha dichiarato familiarità con la musica e gli strumenti musicali (e di questi il 44% suonava uno strumento), mentre l’11% ha dichiarato di non praticare alcuna forma di attività musicale e ha rappresentato il gruppo di controllo.

L’analisi delle capacità cognitive dei partecipanti ha evidenziato che suonare uno strumento favorisce migliori performance, sia in termini di memoria di lavoro, in particolare per coloro che suonano uno strumento, che di funzioni esecutive; il canto in un coro è associato a una migliore funzione esecutiva.

Gli Autori sottolineano come questi risultati suggeriscano l’utilità di considerare l’introduzione delle attività musicali nei programmi di invecchiamento attivo, mirati alla promozione della salute cerebrale, alla riduzione del rischio di demenza e all’invecchiamento in buona salute.

Redazione

articolo a cura della redazione