Il Gruppo di lavoro sull’impatto dell’inquinamento atmosferico dell’Alleanza italiana per le malattie cardio-cerebrovascolari, frutto di una collaborazione tra ministero della Salute, società scientifiche, associazioni dei pazienti, ha pubblicato un documento, aggiornato a settembre 2024, che analizza gli aspetti principali delle relazioni tra inquinamento dell’aria e malattie cardiovascolari, alla luce delle più recenti acquisizioni sui principali meccanismi che li collegano
Rischio ambientale e salute cardiovascolare
Con una prevalenza a livello globale di oltre 600 milioni di casi, le malattie cardiovascolari sono la principale causa di mortalità e disabilità. In Italia, dati Istat per il 2021 riportano 217.523 decessi per malattie del sistema circolatorio, tra cui anche le malattie cerebrovascolari.
L’identificazione dei principali fattori di rischio cardiometabolici (ipertensione, ipercolesterolemia, diabete e obesità) e comportamentali (fumo, sedentarietà, consumo eccessivo di alcol, alimentazione scorretta) negli ultimi decenni ha contribuito a migliorare prevenzione, diagnosi e trattamento delle malattie cardiovascolari, con una riduzione della mortalità a queste associata.
Tuttavia, i principali fattori di rischio, secondo un recente studio del Global Cardiovascular Risk Consortium, condotto su 1,5 milioni di individui esaminati in 112 studi di coorte, sono responsabili solo di poco più del 50% degli eventi cardiovascolari il resto degli eventi e del carico di malattia è determinato da molti altri fattori, tra i quali l’inquinamento dell’aria sta assumendo un ruolo sempre più importante.
A questo proposito, sulla base dei dati del Global Burden of Diseases Study (GBD) del 2015, la “Lancet Commission on pollution and health” ha stimato che l’inquinamento dell’aria è il maggior fattore di rischio ambientale di malattia.
Ranking dei principali fattori responsabili della mortalità globale

Al rischio ambientale può essere attribuita un’importanza pari a quella dei rischi metabolici e comportamentali, nonostante sia molto spesso sottovalutato e scarsamente considerato nelle indagini epidemiologiche.
L’esposizione prolungata a livelli elevati di polveri è associata a un aumento dello stress ossidativo cellulare, infiammazione cronica e attivazione del sistema nervoso autonomo. Questo processo, nel tempo, aumenta in maniera significativa il rischio di malattie cardiovascolari, e contribuisce a una mortalità prematura.
Secondo i dati dell’OMS, circa il 24% dell’insorgenza totale delle patologie e più del 23% di tutte i decessi possono essere attribuite all’inquinamento atmosferico attraverso meccanismi d’azione degli inquinanti.
L’American Heart Association ha confermato che l’esposizione al particolato, sia a breve termine che a lungo termine, è associata direttamente a un eccesso di mortalità e all’insorgenza di patologie cardiovascolari, quali ostruzione arteriosa e infarto del miocardio, ictus, anomalie della frequenza e del ritmo cardiaco. I meccanismi responsabili dell’insorgenza delle patologie a carico di cuore e vasi sono gli stessi che determinano le patologie respiratorie, che sono rappresentati dall’induzione di un processo infiammatorio a livello polmonare e dallo stress ossidativo.”
Correlazione fisiopatologica tra inquinamento dell’aria e malattie cardiovascolari

Principali meccanismi responsabili dell’impatto nocivo dell’inquinamento dell’aria sul sistema cardiocircolatorio

Secondo il documento esiste una correlazione fisiopatologica tra inquinamento dell’aria e malattie cardiovascolari, in particolare a causa del particolato atmosferico (PM) (PM2.5, PM1.0 e particelle di diametro inferiore ad 1 micrometro), in grado di “veicolare numerosi microinquinanti determinando effetti a livello cellulare (mutagenicità, cancerogenicità e stimolazione della produzione di citochine) e favorendo i processi infiammatori con conseguenze cardiovascolari e respiratorie.
Gli effetti diretti sono causati dalle particelle molto fini, in grado di passare attraverso l’epitelio polmonare e di raggiungere il sistema nervoso; i meccanismi indiretti, indebolendo le difese antiossidanti, provocano aumento dell’infiammazione delle vie aeree e di vari distretti dell’organismo.
Sono stati ipotizzati effetti diretti su cuore, vasi, circolo ematico, recettori polmonari, ed effetti indiretti mediati dallo stress ossidativo, con la produzione di radicali liberi, e dalla risposta infiammatoria”.