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dottore paziente

Ritardo psicomotorio, il diabete accresce il rischio cardiovascolare

Un ampio studio coreano di popolazione evidenzia la necessità di una maggiore attenzione alla prevenzione CV nei soggetti a cui viene diagnosticato un ritardo nello sviluppo psicomotorio

Il ritardo psicomotorio viene diagnosticato nell’infanzia e adolescenza, e si caratterizza per il verificarsi di limitazioni nell’apprendimento e nel linguaggio, nella capacità di problem solving, nelle relazioni sociali. Questa condizione può aumentare il rischio di malattie cardiovascolari, in particolare di condizioni a esordio precoce come ictus, insufficienza cardiaca e malattie cerebrovascolari. Questo rischio aumentato è legato a diversi fattori, tra cui tassi più alti di obesità, colesterolo alto, ipertensione e inattività fisica, che sono più comuni in questa popolazione.

Uno studio coreano ha indagato se il diabete può ulteriormente aumentare tale rischio, anche in considerazione delle difficoltà -associate con questa condizione- nell’autogestione e nell’accesso a una assistenza sanitaria appropriata.

Lo studio, i cui risultati sono stati presentati al recente Meeting annuale dell’European Association for the study of diabetes (Vienna, EASD 2025) ha analizzato un campione di oltre due milioni di pazienti diabetici provenienti da un registro impiegato a fini assicurativi per indagare il rischio di malattie cardiovascolari negli oltre 400mila soggetti affetti da ritardi dello sviluppo (riscontrati nello 0,22% del campione iniziale). La presenza di malattie cardiovascolari è stata definita dall’esistenza di una prima diagnosi di infarto miocardico o ictus.

Il rischio cardiovascolare in una popolazione vulnerabile

Secondo i risultati della ricerca, gli individui con ritardo dello sviluppo -più giovani, più probabilmente donne, obesi e sottoposti a terapie antidiabetiche- avevano un rischio cardiovascolare complessivo superiore (del 72%) rispetto a quelli senza disabilità (HR: 1,72; IC al 95%: 1,52-1,94).

Nello specifico, per quanto riguarda la probabilità di ictus, il rischio è risultato aumentato del 91% (HR: 1,91; IC al 95%: 1,62-2,25) mentre è pari al 57% l’aumento del rischio di infarto miocardico (HR: 1,57; 95% CI, 1.32-1.87).

Questi dati caratterizzano il campione di soggetti con ritardo psicomotorio, nonostante all’inizio dello studio vi fossero stati rilevati livelli pressori inferiori e un miglior profilo lipidico.

In conclusione, i risultati mettono in luce l’opportunità di mettere in atto interventi mirati alla riduzione del rischio cardiovascolare, in una popolazione che appare più vulnerabile.

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Stefania Cifani

Giornalista scientifica e Medical writer

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