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Sclerodermia, quanto conta il microbiota intestinale?

Sclerodermia, quanto conta il microbiota intestinale? Per la prima volta uno studio presentato all’EULAR di Roma sembra indicare che i pazienti affetti da sclerodermia (nota anche come sclerosi sistemica) abbiano una composizione qualitativa e quantitativa della flora batterica intestinale peculiare e differente rispetto a quanto normalmente si riscontra nei soggetti sani.

Il razionale di questo lavoro deriva dall’osservazione che i sintomi a carico del tratto gastrointestinale sono molto frequenti tra gli sclerodermici, ma al momento l’eziologia rimane sconosciuta.

Un’ipotesi è che alla base vi possa essere un cambiamento della flora batterica. Per testare l’eventuale relazione, 17 pazienti con sclerodermia sono stati sottoposti a colonscopia, e successivamente la composizione della flora batterica a livello del cieco e del sigma è stata confrontata con quella di soggetti sani.

I dati mostrano differenze significative, con una netta riduzione dei batteri commensali (Bacteroides e Faecalibacterium), specie “amiche” convolte nella produzione di nutrienti essenziali; dall’altra parte si è osservato un aumento delle specie patogene che causano infezioni (Enterobacteriales e Fusobacterium). Naturalmente si tratta di osservazioni preliminari che dovranno essere ulteriormente accertate, ma che potrebbero aiutare nella comprensione dei meccanismi patogenetici che stanno alla base dell’ampio ventaglio di disturbi gastrici e intestinali che colpiscono questi pazienti.

Pierpaolo Benini
Pierpaolo Benini

Giornalista - Webmaster - Fotografo