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calorie riduzione

Calorie, basta un piccolo taglio per avere grandi benefici

Rinunciare a uno spuntino o a un dessert nell’arco della giornata potrebbe essere sufficiente per ottenere risultati significativi in termini di controllo del peso e riduzione del rischio cardiovascolare. Questa è una delle indicazioni più interessanti che arriva dall’analisi dei risultati dello studio CALERIE (Comprehensive Assessment of Long-Term Effects of Reducing Intake of Energy), pubblicati online su Lancet Diabetes & Endocrinology.

Gli effetti della dieta con restrizione calorica

Lo studio ha arruolato pazienti di tre centri clinici statunitensi normopeso o leggermente sovrappeso (BMI tra 22,0 e 27,9 kg/m2). Sono stati inclusi uomini di età compresa tra 21 e 50 anni e donne in premenopausa di età compresa tra 21 e 47 anni. I 218 partecipanti sono stati divisi in maniera casuale in due gruppi. Il primo è stato sottoposto a una dieta con restrizioni caloriche, con una riduzione di circa il 25% dell’apporto calorico, il secondo ha continuato a seguire la sua dieta abituale.

Rispetto al basale, i pazienti del gruppo con restrizione calorica hanno avuto una riduzione del peso di 8,4 kg a 1 anno e 7,5 kg a 2 anni (P <.001). I soggetti del gruppo di controllo hanno avuto una leggera perdita di peso a 1 anno, ma nessun cambiamento significativo a 2 anni.
Risultati simili sono stati osservati per BMI, percentuale di grasso corporeo, massa grassa e massa magra, con individui nel gruppo con restrizione calorica che hanno avuto riduzioni significative rispetto al basale nei due anni (P <.001 per il primo e per il secondo anno) e nessun cambiamento significativo registrato nel gruppo di controllo (dieta ad libitum).

Inoltre l’intervento di restrizione calorica era associato a significative riduzioni dei livelli di colesterolo LDL, trigliceridi e rapporto colesterolo totale/HDL-C a 1 e 2 anni (P <.001). Gli individui nel gruppo di intervento hanno avuto anche aumenti significativi dei livelli di colesterolo HDL-C rispetto al basale (P <.001).

Infine, i ricercatori hanno esaminato una serie di altri fattori di rischio cardiometabolico e hanno scoperto che la restrizione calorica ha portato a una serie di miglioramenti rispetto al gruppo di controllo durante il periodo di studio. In particolare, l’intervento è stato associato a una maggiore sensibilità all’insulina rispetto alla dieta ad libitum a 2 anni (P <.0001), nonché a riduzioni significative dei livelli di proteina C-reattiva (CRP) ad alta sensibilità (P = .012) e a un punteggio della sindrome metabolica significativamente più basso (P <.0001).

Anche una modesta riduzione di calorie può essere significativa

I miglioramenti cardiometabolici osservati nello studio nell’arco di due anni sono stati ottenuti nonostante la maggior parte dei pazienti che hanno seguito una dieta a restrizione calorica non abbia raggiunto gli obiettivi fissati di riduzione del peso e dell’apporto calorico.

“Questo dimostra- spiega il primo autore dello studio William E. Kraus, della Duke University School of Medicine, Durham, North Carolina (Usa) – che anche un intervento di riduzione delle calorie più leggero di quello utilizzato dello studio potrebbe ridurre l’incidenza del diabete e delle malattie cardiovascolari.”

“Si possono ottenere risultati abbastanza facilmente – suggerisce Kraus – eliminando o riducendo le piccole trasgressioni quotidiane, come per esempio lo spuntino dopo cena.”

“Due  anni di moderata restrizione calorica – concludono gli autori di questo studio – hanno ridotto significativamente diversi fattori di rischio cardiometabolico in giovani adulti non obesi. Questi risultati suggeriscono un potenziale sostanziale vantaggio per la salute cardiovascolare ottenibile con una moderata restrizione calorica in soggetti sani, giovani e di mezza età e promettono benefici più importanti per la salute della popolazione a lungo termine.”

Alessandro Visca
Alessandro Visca

Giornalista specializzato in editoria medico­­­­-scientifica, editor, formatore.