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Il ruolo dei probiotici nella dieta degli astronauti

I viaggi nello spazio e il lavoro svolto nei laboratori in orbita hanno un alto valore per la ricerca scientifica. Missioni spaziali con obiettivi sempre più ambiziosi richiedono agli astronauti lunghe permanenze al di fuori dell’atmosfera terrestre, che comportano un particolare stress fisico e psichico.

Fin dagli anni Sessanta sono noti alcuni effetti sull’organismo umano della permanenza nello spazio. Un nuovo studio, pubblicato da un team internazionale di ricercatori si concentra su un aspetto specifico: le alterazioni del microbiota intestinale degli astronauti e il possibile ruolo dei prebiotici e probiotici nella conservazione di un buon equilibrio della flora intestinale.

Si tratta di un’ampia review che passa in rassegna i numerosi dati raccolti in studi di laboratorio e test sugli astronauti.

Tra i fattori riconosciuti di stress a cui sono sottoposti i viaggiatori nello spazio ci sono la microgravità e i suoi effetti sui fluidi corporei, l’alterazione dei ritmi circadiani, la riduzione del carico muscolare con indebolimento dei muscoli e delle ossa, oltre allo stress psicologico legato alla lunga permanenza in ambienti chiusi e ristretti.

Tutti questi fattori possono interferire sull’equilibrio del microbiota intestinale, come è stato dimostrato in esperimenti su animali da laboratorio e test sugli stessi astronauti, tra cui uno studio specifico chiamato Astronauts’ Microbiome project.

Per questa ricerca sono stati prelevati campioni di pelle, saliva, mucosa nasale e feci da 9 astronauti prima del lancio, durante e dopo le missioni. Il confronto tra i campioni prelevati ha dimostrato che la composizione del microbiota del tratto gastrointestinale, della pelle e della mucosa nasale è cambiata in condizioni di microgravità.

In vista di un ulteriore allungamento dei tempi di permanenza nello spazio ci si pone il problema di come supportare il microbiota intestinale degli astronauti. Secondo gli autori della review, le strategie volte a recuperare e preservare un profilo di microbiota eubiotico potrebbero aiutare a mitigare gli effetti indesiderati sull’organismo degli astronauti, contribuendo così al successo delle missioni a lungo termine.

Questo risultato si può ottenere con una dieta ottimale per garantire un adeguato apporto di energia e fibre, evitando squilibri nutrizionali, e con l’integrazione con prebiotici e probiotici.

Alcuni probiotici come il L. casei Shirota hanno già dimostrato la capacità di resistere ai voli spaziali e alle condizioni di microgravità. In uno studio specifico un campione liofilizzato di L. casei Shirota inviato nella Stazione Spaziale Internazionale ISS dopo 6 mesi in orbita ha dimostrato di mantenere le stesse proprietà.

Le missioni spaziali potrebbero quindi aiutarci a capire meglio l’azione dei probiotici e prebiotici a supporto del microbiota intestinale, con effetti positivi sulla risposta immunitaria, sulle funzioni cognitive e sul tono dell’umore.

Alessandro Visca
Alessandro Visca

Giornalista specializzato in editoria medico­­­­-scientifica, editor, formatore.