Skip to content
alzheimer anziano

Prevenzione, gli over 65 dovrebbero fare un test cognitivo ogni anno

Il declino delle facoltà cognitive negli anziani che va oltre l’invecchiamento fisiologico e degenera in una forma di demenza, è uno dei maggiori problemi sanitari delle società occidentali. La demenza, infatti, oltre a peggiorare la qualità della vita del paziente e del suo nucleo familiare, ha rilevanti costi economici e sociali.

Attualmente la migliore strategia di contrasto al decadimento cerebrale è la prevenzione e la stimolazione delle abilità cognitive, per rallentare il processo di deterioramento. Il presupposto di questo tipo di intervento è la diagnosi precoce, ossia l’individuazione dei primi segni di diminuzione delle funzioni cognitive.

Identificare il danno cognitivo lieve

Un recente articolo speciale di Neurology, la prestigiosa rivista dell’American Academy of Neurology, sostiene l’importanza di monitorare con regolarità la salute cognitiva dopo i 65 anni d’età. L’obiettivo è riconoscere in tempo utile una condizione definita: danno cognitivo lieve (Mild Cognitive Impairment, MCI).

Vengono definiti MCI i deficit cognitivi che non sono sufficientemente gravi per influire sulle attività quotidiane. La diagnosi di MCI va fatta con test specifici ed è particolarmente importante perché indica un alto rischio di un successivo sviluppo di demenza progressiva, in particolare della malattia di Alzheimer (AD). I pazienti con MCI possono anche non riconoscere le loro difficoltà cognitive.

“Non possiamo aspettarci che le persone segnalino con precisione i vuoti memoria o le difficoltà nel ragionamento perché potrebbero non essere coscienti di avere problemi o non volerli condividere con i medici”, ha affermato Norman L. Foster, del Centro per la cura dell’Alzheimer, dell’Università dello Utah, Salt Lake City, (Usa) “Le valutazioni annuali non solo aiuteranno a identificare precocemente un deterioramento cognitivo lieve, ma aiuteranno anche i medici a monitorare più da vicino il possibile peggioramento della condizione.”

In caso di diagnosi di MCI, spiegano gli autori dell’articolo, i pazienti devono essere adeguatamente informati sulle possibili opzioni di trattamento.

I fattori favorenti l’MCI

Un altro aspetto importante è la valutazione e il trattamento dei fattori che possono contribuire all’MCI, tra cui i deficit dell’udito e la perdita visiva e altre patologie, come l’insufficienza epatica o renale, la depressione, i disturbi del sonno e malattie psichiatriche. Da considerare anche i possibili effetti collaterali dei farmaci, come per esempio i farmaci anticolinergici, che nei pazienti anziani possono avere effetti neurologici come confusione, sonnolenza, insonnia.

Gli autori sottolineano che diverse rilevazioni negli Usa indicano che i medici nella normale pratica ambulatoriale non riescono a riconoscere circa il 50% dei pazienti con deficit cognitivi significativi, perdendo l’opportunità di indirizzarli a una valutazione e un trattamento adeguati.

Documentare la salute cognitiva compromessa nella cartella clinica del paziente, ricordano gli autori dell’articolo, può essere un elemento decisivo per allertare altri clinici fornendo assistenza al paziente ed evitando trattamenti errati.

In definitiva una regolare valutazione della salute cognitiva potrebbe rendere più efficaci gli interventi terapeutici e offrire un maggiore supporto per i problemi quotidiani che i pazienti e le loro famiglie devono affrontare.

Alessandro Visca
Alessandro Visca

Giornalista specializzato in editoria medico­­­­-scientifica, editor, formatore.