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Parkinson, rischio aumentato con livelli variabili di colesterolo HDL

  • Alessandro Visca
  • Medicina

Uno studio coreano su un’ampia popolazione ha trovato una correlazione tra livelli di colesterolo HDL e incidenza della malattia di Parkinson. In particolare, livelli bassi di colesterolo HDL e una più alta variabilità di questo parametro indicano una maggiore probabilità di sviluppare il Parkinson.

Lo studio, pubblicato sulla rivista Neurology, ha utilizzato i dati sanitari di 380.404 persone di età pari o superiore a 65 anni, che nel periodo dal 2008 al 2013 avevano fatto almeno tre esami del colesterolo, seguendoli fino al 2017. Le persone con una storia di malattia di Parkinson sono state escluse. Circa il 62% dei partecipanti erano uomini. Nel corso del follow up medio 5,03 anni, 2.733 persone hanno avuto una nuova diagnosi di malattia di Parkinson.

Livelli bassi e variabilità di C-HDL aumentano il rischio

Gli anziani con il quartile più basso di colesterolo HDL (<40 mg/dL) al basale hanno mostrato un’incidenza di Parkinson più elevata nell’arco di 5 anni (HR aggiustato 1,20, IC 95% 1,08-1,34) rispetto a quelli del gruppo con il quartile più alto (≥60 mg/dL). Quelli con i livelli più alti di variabilità del colesterolo HDL avevano una maggiore probabilità di malattia di Parkinson incidente (HR aggiustato 1,19, IC 95%, 1,06-1,33) rispetto a quelli con la minore variabilità. Le persone con entrambi i fattori di rischio avevano il rischio più alto di Parkinson (HR aggiustato 1,6, IC 95% 1,31-1,96).

Variabilità del colesterolo HDL: causa o effetto?

In un editoriale di commento Gian Pietro Sechi, dell’Università di Sassari e colleghi, spiegano che questi dati confermano i risultati precedenti “e hanno mostrato per la prima volta che una maggiore variabilità temporale delle HDL sieriche era un predittore indipendente dello sviluppo della malattia di Parkinson, dopo l’aggiustamento per potenziali confondenti rilevanti”.

Oltre alle proprietà antiossidanti e antinfiammatorie di HDL-C, “si può ipotizzare un’interazione diretta tra alfa-sinucleina e colesterolo, che può influenzare l’aggregazione e l’accumulo di alfa-sinucleina”.

Infine, spiegano i commentatori, va considerata anche l’ipotesi della causalità inversa, ossia che la variabilità del colesterolo HDL sia causata dal Parrkinson. Sebbene i pazienti con una diagnosi precedente della malattia di Parkinson 4 anni prima dell’inizio dello studio non siano stati inclusi, la causalità inversa è possibile a causa della lunga fase prodromica del Parkinson: “è lecito chiedersi se il profilo di colesterolo HDL alterato sia un mero epifenomeno del morbo di Parkinson, una malattia con evidenti caratteristiche di coinvolgimento sistemico.”

Alessandro Visca
Alessandro Visca

Giornalista specializzato in editoria medico­­­­-scientifica, editor, formatore.