Celiachia, i parametri ematochimici che possono aiutare la diagnosi
La diagnosi della malattia celiaca (CD) è a tutt’oggi un aspetto critico dell’approccio a questa patologia. La prevalenza della celiachia nella popolazione generale, secondo le stime è superiore ai casi effettivamente diagnosticati. Inoltre la malattia è spesso diagnosticata con ritardo, con pazienti che in molti casi attendono anni prima di essere correttamente indirizzati agli esami per individuarla.
Da qui l’interesse dei ricercatori per eventuali segni predittori della malattia, che possano aiutare il medico ad individuare i casi in cui sospettare la celiachia, velocizzando i tempi della diagnosi e riducendo i casi di malattia non diagnosticata.
Uno studio su un’ampia popolazione sottoposta a test sierologici per la celiachia
Un gruppo di ricercatori danesi ha pensato di verificare su un’ampia popolazione di pazienti afferenti ad ambulatori di cure primarie se la positività al test degli anticorpi per la celiachia fosse associata a particolari anomalie negli esami ematologici e biochimici.
Utilizzando il database del Copenhagen Primary Care Laboratory (CopLab) i ricercatori hanno preso in considerazione oltre 57 mila persone sottoposte a test anticorpali per la celiachia nell’arco di 15 anni (2000-2015), di questi 706 erano positivi agli anticorpi per CD ( ≥ 7 kU/L anticorpi anti-transglutaminasi (tTG) IgA e IgG e/o ≥ 10 kU/L anticorpi anti-DGP IgG) e 56.355 negativi. Sono stati esclusi gli individui con una precedente diagnosi di CD.
I ricercatori hanno poi verificato le differenze tra individui con test anticorpali positivi e negativi nei risultati di altri esami di laboratorio eseguiti sei mesi prima e un mese dopo la data del test anticorpale per CD.
L’analisi ha rivelato significative differenze prima della diagnosi di celiachia nei test ematologici e biochimici tra individui positivi agli anticorpi CD positivi e quelli negativi.
I soggetti con anticorpi CD positivi avevano livelli ematici più bassi di ferritina, emoglobina, vitamina B12 e acido folico e livelli più alti di transferrina, ALAT (alanina amminotransferasi), e fosfatasi alcalina. Gli stessi parametri, nei soggetti positivi ad anticorpi per CD, non rientravano negli intervalli di riferimento specifici per sesso.
Alterazioni nei parametri ematologici che possono essere indicatori di celiachia
Questi risultati, scrivono gli autori, suggeriscono che le anomalie ematologiche e biochimiche possono essere importanti marker di una celiachia non diagnosticata.
Inoltre, le anomalie nei test di laboratorio confermano che la celiachia è associata, soprattutto prima della diagnosi, a malassorbimento, che comporta carenze di micronutrienti, con conseguente anemia da carenza di ferro e carenze di vitamina B e D. I soggetti in cui le analisi di laboratorio mostrano segni di malassorbimento sono quindi candidati allo screening per celiachia.
Un punto di forza di questo studio, sottolineato dagli autori, è che si riferisce a una popolazione di pazienti afferenti ad ambulatori di cure primarie, ossia quella fascia che più necessita di un’indicazione per un corretto iter diagnostico.
In conclusione, lo studio ha identificato diverse anomalie biochimiche associate alla positività agli anticorpi per CD tra gli individui sottoposti a test anticorpali e questi parametri, secondo gli autori, aprono la possibilità di migliorare le linee guida per lo screening della celiachia, con l’obiettivo di ridurre il ritardo diagnostico e la sottodiagnosi della malattia.
In collaborazione con Dr. Schär