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Intestino irritabile, prima della dieta vanno esclusi i disturbi alimentari

Il medico che prescrive una dieta per la Sindrome dell’intestino irritabile (IBS) dovrebbe prima accertare l’eventuale presenza di disturbi del comportamento alimentare, come anoressia e bulimia nervosa. Lo raccomanda un panel di esperti dell’American Gastroenterological Association (AGA) in un aggiornamento sul ruolo della dieta nell’IBS pubblicato online su Gastroenterology.

Gli esperti segnalano che in molti pazienti con IBS sono comuni i problemi di rapporto con il cibo, come il disturbo evitante/restrittivo dell’assunzione di cibo (ARFID), in cui i pazienti evitano cibi selezionati fino alla malnutrizione o al dimagrimento patologico.

I pazienti con disordini alimentari, spiegano gli esperti, non vanno sottoposti a diete restrittive, ma indirizzati a nutrizionisti esperti e all’assistenza psicologica o psichiatrica.

Un questionario per individuare i disordini alimentari

L’aggiornamento fornisce una serie domande che i medici possono utilizzare per individuare i pazienti con disordini dell’alimentazione.

I gastroenterologi americani consigliano il rinvio a un nutrizionista esperto non solo quando i pazienti hanno disturbi alimentari, ma anche quando non sono in grado di apportare modifiche salutari alla propria dieta da soli. Inoltre, le diete restrittive non dovrebbero continuare indefinitamente perché possono causare malnutrizione. Se una dieta non sembra funzionare, il paziente dovrebbe passare a un’altra dieta o a una terapia completamente diversa.

Per il futuro, concludono gli esperti, potrebbero essere utilizzati biomarcatori per determinare la dietapiù efficace contro i sintomi dell’IBS in ogni singolo paziente.

Alessandro Visca
Alessandro Visca

Giornalista specializzato in editoria medico­­­­-scientifica, editor, formatore.