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Lotta ai tumori, recuperare il rapporto tra oncologo e medico di famiglia

“La pandemia ha acuito la mancanza di integrazione fra oncologia e medicina di famiglia.” Lo sottolinea Massimo Di Maio, Segretario Nazionale dell’Aiom, l’Associazione degli oncologi italiani, che indica le priorità per far fronte all’emergenza determinata da ritardi nelle diagnosi e nell’applicazione delle cure. Spiega Di Maio:

La scarsa comunicazione tra i centri oncologici e il territorio determina ritardi nell’accesso agli esami e agli specialisti durante la fase diagnostica, con potenziali ripercussioni sulle opportunità di individuazione precoce della malattia. Va rafforzata questa connessione all’inizio del percorso assistenziale, prima ancora che una persona diventi un paziente oncologico. E non appena il trattamento attivo inizia, va contattato il medico di base per informarlo sullo scopo del trattamento, sulle possibili tossicità e sull’evoluzione prevista della situazione clinica. La cura del cancro è un’attività complessa, quindi, oltre a una buona comunicazione, è necessario rafforzare la formazione degli operatori

Un’opzione  – continua Di maio – è costituita dal miglioramento delle competenze oncologiche nell’ambito della comunità, ad esempio attraverso medici territoriali specializzati in oncologia oppure garantendo a tutti i medici di famiglia una formazione intermedia nella gestione dei malati di cancro. Investire nel territorio può rendere più sostenibile l’assistenza oncologica”.

L’Aiom chiede un Recovery plan per colmare i ritardi nell’assistenza

Secondo l’Aiom nel 2020, in Italia, le nuove diagnosi di neoplasia si sono ridotte dell’11% rispetto al 2019, i nuovi trattamenti farmacologici del 13%, gli interventi chirurgici del 18%. Saverio Cinieri, presidente dell’AIOM ha detto:

“Serve subito un Recovery plan, un Piano di recupero dell’oncologia, per colmare i ritardi nell’assistenza, Senza un’adeguata programmazione, con assegnazione di risorse e personale, le oncologie non saranno in grado di affrontare l’ondata di casi in fase avanzata stimati nei prossimi mesi e anni”.

“La revisione dell’assistenza oncologica non deve fermarsi all’ospedale, per questo preoccupa il dato sull’assistenza domiciliare, ancora non soddisfacente – sottolinea Massimo Di Maio -. Vanno implementati anche i gruppi di cure simultanee. Un’integrazione precoce nel percorso di cura di interventi di supporto, in un’ottica di cure simultanee, ha un impatto positivo sulla qualità e quantità di vita del paziente e sui risultati attesi con le terapie.” E aggiunge:

La revisione dell’assistenza oncologica non deve fermarsi all’ospedale, per questo preoccupa il dato sull’assistenza domiciliare, ancora non soddisfacente. Vanno implementati anche i gruppi di cure simultanee. Un’integrazione precoce nel percorso di cura di interventi di supporto, in un’ottica di cure simultanee, ha un impatto positivo sulla qualità e quantità di vita del paziente e sui risultati attesi con le terapie.”

Alessandro Visca
Alessandro Visca

Giornalista specializzato in editoria medico­­­­-scientifica, editor, formatore.