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batteri microbiota

Microbiota e alimentazione, gli obiettivi del Programma nazionale per la ricerca

  • Alessandro Visca
  • Sanità

Entro il 2027 migliorare del 10% la prevenzione di malattie associabili ad un’alterazione del microbioma/microbiota; aumentare del 15% l’efficienza dei sistemi produttivi alimentari e diminuire del 30% l’uso di pesticidi ed antibiotici nella produzione primaria vegetale e animale, sfruttando le interazioni positive tra microbioma delle piante e quello animale.

Sono questi gli obiettivi presenti nel Programma nazionale per la ricerca 2021-27 (PNR), nell’ambito “prodotti alimentari, bioeconomia, risorse naturali, agricoltura, ambiente.” Per raggiungere questi obiettivi occorre lo sviluppo di strategie di prevenzione più efficaci delle patologie umane e animali, anche avvalendosi di probiotici/prebiotici, che permettano una riduzione dell’utilizzo di antibiotici o che contrastino patogeni e metaboliti tossici.

Germano Scarpa, Presidente Integratori & Salute, l’associazione nazionale dei produttori di integratori alimentari, commenta:

Sono obiettivi ambiziosi ma la ricerca sta facendo passi da gigante su questo fronte. Oggi il microbiota è considerato come un vero e proprio  organo di fondamentale importanza per la salute. Introdurre nella dieta quotidiana cibi funzionali, cioè alimenti che sono stati fermentati o ai quali è stata aggiunta una quantità di batteri in grado di nutrire questo organo, è necessario per garantire un microbiota in salute. Con questo obiettivo in Europa il nostro settore investe cifre considerevoli e l’Italia è uno dei paesi dove le imprese investono di più”.

La ricerca punta a individuare nuovi probiotici

Gli studi sul microbiota, possono utilizzare oggi tecniche “omiche”, ovvero di caratterizzazione molecolare che consentono anche di migliorare le conoscenze sui probiotici.

“I probiotici sono microrganismi vivi e vitali che, somministrati in dosi adeguate (più di 1 miliardo), consentono di ottenere risultati benefici nell’ospite che li assume – spiega il professore Fabio Pace, direttore dell’ U.O.C. Gastroenterologia ed Endoscopia Digestiva di Seriate (BG). – Diverse ricerche confermano il ruolo che questi microrganismi svolgono nel contrastare discretamente o notevolmente una serie di patologie. Tra queste, la sindrome dell’intestino irritabile, la sindrome metabolica, la steatosi epatica non alcolica (NAFLD) e le cardiopatie ischemiche. Degno di nota anche il grande settore degli psico-biotici, cioè quei probiotici che vengono somministrati per rispondere a patologie del sistema nervoso centrale o malattie psichiatriche”. E aggiunge:

L’ambito di ricerca più promettente riguarda l’ampliamento del numero di probiotici attualmente in uso, che derivano da genere dei lattobacilli, dei bifidobatteri e dal settore dei lieviti. Uno di questi prodotti nuovi potrebbe essere il Faecalibacterium prausnitzii, che è considerato un batterio dalle doti antinfiammatorie interessantissime e la cui carenza è stata notata in molte patologie organiche. La ricerca ha lavorato negli ultimi tre anni per rendere questo batterio un probiotico.”

Alessandro Visca
Alessandro Visca

Giornalista specializzato in editoria medico­­­­-scientifica, editor, formatore.