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oncologia donna

Tumore al seno triplo negativo, la campagna degli oncologi a fianco delle pazienti

L’obiettivo è parlare di questa forma di carcinoma mammario, per illustrare, da un lato, la complessità del percorso di cura, dall’altro, i progressi delle terapie e le prospettive della ricerca”.

così Saverio Cinieri, Presidente nazionale dell’AIOM (Associazione Italiana di Oncologia Medica) definisce gli obiettivi della prima campagna di sensibilizzazione dedicata al carcinoma mammario metastatico triplo negativo.

La campagna, promossa dagli oncologi e realizzata con il supporto di Gilead, coinvolge tutte le Associazioni di pazienti operanti in Oncologia, utilizzerà i profili istituzionali social di AIOM e prevede una serie di webinar rivolti alle centinaia di associazioni di pazienti, che saranno diffusi in diretta streaming su AIOM Tv.

Il tumore triplo negativo e le speranze aperte dalle nuove terapie

In occasione della presentazione dell’iniziativa a Milano clinici e rappresentanti delle associazioni dei pazienti hanno potuto confrontarsi su questa patologia, nota con l’acronimo mTNBC (dall’inglese metastatic Triple-Negative Breast Cancer), per la quale si aprono oggi importanti opportunità in termini di terapia e di impegno da parte di clinici, istituzioni e associazioni.

Nel 2020 ci sono state circa 55.000 nuove diagnosi di tumore alla mammella, con circa 8.000 nuovi casi (15% del totale) di tumore al seno triplo negativo.

come indica il nome, in questo sottotipo di carcinoma mammario mancano i recettori (per gli estrogeni, per il progesterone e l’HER2) che in altre forme rendono possibile l’esecuzione di terapie mirate, fungendo da bersaglio.”

spiega Lucia Del Mastro, ordinario di Oncologia all’Università di Genova e direttore della Clinica di oncologia medica dell’IRCCS Ospedale Policlinico “San Martino” di Genova, che aggiunge:

questa caratteristica ha reso sino a poco tempo fa il TNBC un tumore più difficile da trattare rispetto agli altri, perché affrontabile solo con la chemioterapia e perché in genere caratterizzato da una maggiore aggressività biologica”.

Sul tumore al seno triplo negativo in fase avanzata i risultati ottenuti con la chemioterapia erano decisamente insoddisfacenti. Ma recentemente il panorama terapeutico sta cambiando, come conferma Michelino De Laurentiis, direttore del Dipartimento di Oncologia Senologica e Toracica dell’Istituto Nazionale Tumori IRCCS “Fondazione G. Pascale” di Napoli:

seguendo il percorso già fatto dalla ricerca negli ultimi due decenni per gli altri sottotipi di tumore mammario, diverse terapie innovative sono ora a disposizione degli oncologi. La prima è l’immunoterapia, che va aggiunta alla chemioterapia nei tumori che esprimono il PDL1, un marcatore di sensibilità immunologica presente in circa il 40-45% di tutti i triplo negativi. La seconda è invece rappresentata dagli inibitori di PARP: una terapia orale attiva nei tumori con mutazione ereditaria dei geni BRCA1 e 2 (che rappresentano circa il 15% di tutti i tumori triplo negativi). La terza è data dagli anticorpi farmaco-coniugati, potenzialmente efficaci nella maggior parte dei tumori triplo negativi”.

Il difficile percorso delle pazienti e le richieste alle istituzioni

Le rappresentanti delle associazioni dei pazienti hanno evidenziato il pesante carico fisico e psicologico, ma anche familiare e sociale che comporta per le donne affrontare un tumore al seno metastatico triplo negativo. L’impegno delle associazioni è quello di stare al fianco delle pazienti e di sollecitare le istituzioni su obiettivi importanti, a cominciare dall’accesso tempestivo alla nuove cure.

Rosanna D’Antona, presidente di Europa Donna Italia, ha ricordato che la sua associazione insieme ad altre ha riassunto in un Manifesto 5 obiettivi prioritari per affrontare questa patologia:

  1. Un percorso specifico,
  2. Database ufficiale disponibile degli studi clinici esistenti
  3. Accessibilità alle nuove cure
  4. Team dedicati al benessere della mente e del corpo
  5. Garantire i diritti sociali come l’invalidità civile per pazienti oncologiche al IV stadio della malattia

Anna Maria Mancuso, presidente e fondatrice dell’Associazione Salute Donna Onlus spiega:

ancora più delle altre, queste donne non possono e non devono aspettare. Ogni volta che sulla base di comprovati dati clinici si prospetta la possibilità di ricorrere a nuove e più efficaci terapie, il nostro impegno deve essere indirizzato nel sostenere un’accelerazione nel renderle disponibili e anche nel fare in modo che siano fruibili nel maggior numero possibile di strutture sanitarie.”

Sonia Carisi, Direttore Generale Fondazione IncontraDonna conferma:

abbiamo inviato nei primi giorni di ottobre, come Fondazione, una lettera rivolta ai vertici dell’AIFA in cui abbiamo voluto sottolineare come nonostante l’Italia si posizioni tra i primi Paesi europei in ambito di autorizzazione dei medicinali, per quanto riguarda i farmaci per il tumore al seno – in particolare per il tumore al seno metastatico – i tempi di attesa per arrivare in Gazzetta Ufficiale sono ancora troppo lunghi”

I costi sociali ed economici della malattia sono stati sottolineati da Laura Del Campo direttore di F.A.V.O. Donna:

la diagnosi di tumore al seno metastatico arriva tra i 45 e i 64 anni e la giovane età spesso porta queste pazienti a dover affrontare da sole le cure: perché il compagno deve sostituirle nell’accudimento della prole, o perché sono donne separate (spesso con figli), o ancora perché single. In tutti i casi, la gestione della malattia si traduce economicamente in crescenti costi o in minori ricavi dovuti alla rinuncia forzata a ore di lavoro, con un conseguente aumento dello stress in una situazione già difficile di per sé. Occorre dunque migliorare l’efficienza dei servizi per ridurre il tempo – ancor più prezioso – che le donne devono dedicare ai percorsi sanitari e innovare il sistema di welfare in modo che possa supportare la donna nelle diverse fasi della malattia rispetto alle sue esigenze lavorative e familiari”.

Un aspetto, quello della qualità di vita della pazienti, evidenziato anche da Cristina Le Grazie, direttore medico di Gilead Sciences Italia:

quando pensiamo a una paziente con mTNBC, non dobbiamo considerare solo la sua malattia e la possibile terapia, ma tutto il vissuto che la donna deve affrontare. La possibilità di rendere disponibile un farmaco che, grazie alla nostra ricerca, possa incidere sull’aspettativa di vita è per noi un grande traguardo, ma siamo consapevoli che il tempo che si guadagna deve essere di qualità. Ecco perché il nostro impegno va oltre la cura. Sosteniamo le iniziative della comunità scientifica e delle associazioni pazienti come parte indispensabile del nostro agire, e non potrebbe essere altrimenti, se consideriamo l’enorme differenza per una paziente quando vive la malattia con la giusta consapevolezza e i corretti strumenti per affrontarla.”

Alessandro Visca
Alessandro Visca

Giornalista specializzato in editoria medico­­­­-scientifica, editor, formatore.