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abbuffate

Disturbi alimentari, la fame emotiva non fa bene al cuore

Mangiare in risposta allo stress, un comportamento definito anche “fame emotiva” (emotional eating) è associabile a rischi per la salute del cuore, in particolare a un’incidenza più alta di disfunzione diastolica. Lo rivela uno studio dell’Inserm, l’Istituto nazionale francese per la ricerca sulla salute e la medicina, che ha messo a confronto comportamenti alimentari e salute del cuore in un gruppo di oltre 1.000 persone (adulti e adolescenti) in un ampio arco di tempo (oltre vent’anni).

L’importanza di questo studio, come sottolineano i commenti di diversi esperti, è che si concentra sugli effetti di alcuni comportamenti relativi all’alimentazione, invece che considerare solamente la composizione della dieta. Secondo Martha Gulati, direttore della cardiologia preventiva allo Smidt Heart Institute, Cedars-Sinai Medical Center di Los Angeles (Usa):

questo studio è importante perché di solito i cardiologi e i medici in generale, valutano il cibo che le persone mangiano e non si chiedono che cosa li spinge a mangiare”.

Lo studio ha valutato i riflessi sulla salute del cuore di tre atteggiamenti psicologici verso il cibo

Nello studio pubblicato sull’European Journal of Preventive Cardiology, i ricercatori hanno esaminato i dati di 916 adulti e 193 adolescenti partecipanti allo STANISLAS (Suivi Temporaire Annuel Non-Invasif de la Santé des Lorrains Assurés Sociaux), una coorte familiare longitudinale.

I dati cardiovascolari sono stati raccolti in quattro visite mediche con un esame clinico completo, effettuate tra il 1993 e il 2016. Circa un terzo (31,0%) degli adulti era in sovrappeso, il 7,9% era obeso e il 2,7% era sottopeso. L’età media degli adulti alla seconda visita era di 44,7 anni; l’età media del gruppo di adolescenti era di 15,2 anni. Lo stato di salute del cuore in relazione all’outcome di questo studio è stato valutato alla quarta visita.

Sulla base di teorie comportamentali consolidate, sono stati isolati tre atteggiamenti:

  • alimentazione emotiva (emotional eating)
  • alimentazione restrittiva (restrained eating)
  • alimentazione da stimolo esterno (external eating)

Il mangiare emotivo (emotional eating) è la tendenza a mangiare troppo in risposta a stati emotivi negativi, come tristezza o ansia. Il mangiare esterno (external eating) è la tendenza a mangiare in risposta a segnali alimentari esterni, come l’odore del cibo, la presenza di cibo o di altre persone che mangiano indipendentemente dallo stato di fame e sazietà. Il mangiare restrittivo (restrained eating) corrisponde alla tendenza a limitare consapevolmente l’assunzione di cibo per controllare il peso.

La fame emotiva risulta associata a una maggiore incidenza di disfunzione cardiaca

Tra gli adulti, l’alimentazione emotiva era associata a un aumento del rischio del 38% di disfunzione diastolica (odds ratio, 1,38; P = 0,02), su un follow-up medio di 13 anni, e questa associazione era mediata dallo stress nel 32% dei casi. Inoltre la fame emotiva era positivamente collegata con una maggiore velocità dell’onda di polso carotideo-femorale (cfPWV-beta), che è un indicatore di rigidità delle arterie.

Tuttavia, nessuna delle tre tendenze del comportamento alimentare era associata a problemi cardiovascolari tra gli adolescenti. Inoltre, nessuna delle tendenze del comportamento alimentare era legata alla sindrome metabolica nel gruppo degli adulti.

Perché l’alimentazione emotiva può incidere sulla salute del cuore

Lo studio osservazionale dell’Inserm non permette di stabilire una relazione di causa effetto tra il rapporto psicologico con il cibo e il rischio cardiovascolare, tuttavia Nicolas Girerd, ricercatore dell’Inserm che ha partecipato allo ricerca, afferma:

potremmo aspettarci che i mangiatori emotivi consumino cibi ipercalorici, il che porterebbe a problemi cardiovascolari, ma questo dato non è emerso dallo studio. Una spiegazione è che abbiamo misurato l’apporto calorico medio e i mangiatori emotivi tendono ad abbuffarsi quando sono stressati e poi mangiare di meno. Quindi l’effetto “yo‑yo” potrebbe influenzare negativamente il cuore e i vasi sanguigni.”

Alessandro Visca
Alessandro Visca

Giornalista specializzato in editoria medico­­­­-scientifica, editor, formatore.