Gli italiani e il cancro: tante paure, poca prevenzione
Una nuova indagine demoscopica, resa pubblica in occasione della Giornata mondiale contro il cancro, ha messo in luce nella popolazione generale un atteggiamento ambivalente su questo tema
Il 4 febbraio scorso si è celebrata la Giornata Mondiale contro il cancro, promossa dalla Union for International Cancer Control (UICC) e sostenuta dall’Organizzazione Mondiale della Sanità (OMS). In occasione dell’evento sono stati resi noti i risultati di una ricerca condotta dall’Istituto Ipsos, su un campione rappresentativo della popolazione adulta, grazie al contributo non condizionante di Janssen Italia. Dal documento emergono dati interessanti sull’atteggiamento dei nostri concittadini nei confronti dei tumori, a volte con qualche ambivalenza.
Fiducia nella medicina e paura di ammalarsi
Tendenzialmente, emerge una grande fiducia nei progressi della medicina: ben il 47 per cento degli intervistati ritiene che entro il 2050 i tumori potranno essere definitivamente sconfitti. I risultati in termini di cura già ottenuti sono però sottovalutati: la maggioranza del campione stima infatti in una percentuale del 45% la sopravvivenza media globale a cinque anni, contro il 65% evidenziato dai dati epidemiologici.
In termini generali, la salute fisica e mentale rimane il valore supremo per l’86% degli italiani, precedendo la famiglia (83%), il lavoro e il benessere economico, il divertimento e il successo, ritenuto importante solo per il 27% del campione. La salute è però anche fonte di preoccupazione: circa il 40% degli intervistati ha paura, oggi più che qualche anno fa, di ammalarsi di tumore e di dover affrontare spese impreviste per le cure.
Rilanciare i programmi di screening
A fronte di questi timori, la maggior parte dei soggetti interpellati confessa di non aderire alle campagne di screening e di rivolgersi al medico solo in presenza di sintomi, pur essendo consapevole dell’importanza della riduzione dei fattori di rischio, della prevenzione e della diagnosi precoce. E, paradossalmente, non sono i giovani i meno attenti alla salute: dall’indagine emerge che i più noncuranti sono gli adulti di mezza età, nella fascia tra i 46 e i 59 anni: solo il 46% di essi, contro una media nazionale del 52%, si è sottoposto ad un check-up medico negli ultimi 12 mesi.
Alessandra Baldini, direttore medico di Janssen Italia, in occasione della presentazione del rapporto ha sottolineato:
Leggendo questi dati, solo un italiano su due si è sottoposto a un controllo medico nel corso degli ultimi 12 mesi, e ancora in minor misura nel caso di screening oncologico, cioè il 14% del campione. Si rende necessario, pertanto, un percorso in stretta collaborazione con partner scientifici di eccellenza, le istituzioni, le associazioni dei pazienti e i mezzi di informazione per promuovere, oltre il 4 febbraio, nuovi programmi di screening oncologici e campagne di informazione sull’importanza della prevenzione.”
Occorre perciò insistere su progetti di sensibilizzazione della popolazione generale, insistendo in particolare sulla popolazione più giovane, come nel caso di Fattore J, promosso da Janssen Italia e Fondazione Mondo Digitale e rivolto alle scuole superiori su tutto il territorio nazionale. Conclude Baldini:
In Janssen riteniamo fondamentale la cooperazione con le istituzioni, a livello nazionale e regionale, per favorire un accesso sempre più equo alle cure su tutto il territorio italiano e per questo ci adoperiamo con tutti gli interlocutori del sistema, dagli enti pubblici a quelli privati, per mantenere alti gli investimenti nel settore e nel Paese, in ricerca e in innovazione tecnologica, per porre le basi per un futuro migliore e sostenibile per le nuove generazioni.”