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La vitamina D può ridurre il rischio di fibrillazione atriale negli anziani?

In un’analisi post hoc dei dati raccolti in uno studio di popolazione, condotto in Finlandia, una supplementazione di vitamina D ad alte dosi ha ridotto di circa il 30% il rischio di fibrillazione atriale (FA) in una coorte di anziani sani e senza deficit di vitamina D.

Gli autori della ricerca scrivono che:

“i risultati suggeriscono un possibile beneficio della supplementazione di vitamina D nella prevenzione della FA nella popolazione anziana,”

indipendentemente dalla presenza di un deficit. Tuttavia, aggiungono gli autori:

“poiché i risultati di altri studi randomizzati e controllati hanno dato esiti non concordanti, sono necessari ulterori studi, in popolazioni diverse, per chiarire il possibile ruolo della supplementazione di vitamina D nella prevenzione della FA.”

Lo studio in una popolazione di anziani sani e senza deficit di vitamina D

Poiché il deficit di vitamina D è associato a un rischio maggiore di sviluppare una FA i ricercatori dell’Istituto di salute pubblica e nutrizione clinica, dell’Università della Finlandia Orientale, hanno condotto un’analisi post hoc dei risultati dello studio FIND, uno studio randomizzato, in doppio cieco, controllato con placebo, della durata di 5 anni sugli effetti della vitamina D3 sull’incidenza di malattie cardiovascolari e cancro, in una popolazione sana.

La nuova analisi ha valutato i possibili effetti della supplementazione di vitamina D, sull’incidenza di FA in una coorte di 2.495 anziani (43% donne) sani, senza deficit di vitamina D, con un’età media di 68,2 anni. I partecipanti sono stati randomizzati in tre gruppi per ricevere vitamina D3 nelle dosi di 1600 UI/die, 3200 UI/die oppure placebo.

Sono state misurate le concentrazioni sieriche di 25(OH)D3 e i dati sulla FA incidente sono stati raccolti dalle cartelle cliniche.

La fibrillazione atriale è stata diagnosticata in 190 partecipanti. In un follow-up di 4 anni, il rischio di FA incidente è stato ridotto del 27% per i partecipanti che hanno ricevuto la dose di 1600 UI/die rispetto al placebo; (HR 0,73 IC al 95% 0,52-1,02; P = 0,07) e del 32% per quelli nel braccio 3200 UI/die (HR 0,68 IC al 95% 0,48-0,96; P = 0,03).

Il rischio di fibrillazione atriale incidente è stato ridotto del 30% in un confronto tra i due gruppi di vitamina D combinati rispetto al gruppo placebo (HR, 0,70 IC al 95% 0,53-0,94; P = 0,02).

Dopo l’esclusione di 122 partecipanti che hanno riferito di assumere farmaci antiaritmici al basale, il gruppo che aveva assunto 1600 UI/die di vitamina D ha mostrato una significativa riduzione del 27% del rischio di FA (IC al 95% 4%-58%; P = 0,03) e il gruppo delle 3200UI/die una riduzione del rischio non significativa del 30% (95% CI, 5% – 53%; P = 0,08).

 

Alessandro Visca
Alessandro Visca

Giornalista specializzato in editoria medico­­­­-scientifica, editor, formatore.