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nutrizione salute

Obesità e diete, l’obiettivo non deve essere solo la perdita di peso

Le due principali società scientifiche europee per lo studio dell’obesità (European Association for the Study of Obesity – EASO) ed European Federation of the Associations of Dietitians – EFAD) hanno pubblicato un documento (position statement) in cui vengono messe a confronto le evidenze scientifiche attualmente disponibili sulle cinque terapie dietetiche più utilizzate per perdere perso e migliorare la condizione di salute delle persone con obesità.

Il documento si basa su una revisione sistematica di 56 studi clinici e meta-analisi pubblicati tra novembre 2018 e marzo 2021.

La review dimostra che cinque regimi dietetici (la dieta mediterranea, le diete vegetariane, la dieta antipertensiva (DASH), la dieta nordica e le diete a basso contenuto di carboidrati) sono tutti in grado di migliorare la salute metabolica dei soggetti obesi, con o senza variazioni del peso corporeo.

Inoltre, il documento evidenzia che, al di là della perdita di peso legata alla restrizione calorica, per ottenere risultati sul lungo termine occorre intervenire sulle abitudini alimentari, sulla qualità del cibo e sul modo di consumare i pasti (aumentando la consapevolezza mentre si mangia).

Due esperti dietologi e nutrizionisti, coordinatori della Società spagnola per lo studio dell’obesità – SEEDO, Enric Sánchez e Cristina Porca, hanno commentato per Medscape News, le principali novità contenute nel documento.

Dieta chetogenica efficace per la perdita di peso, con evidenze scientifiche di primo livello

Un’importante novità del documento di EASO ed EFAD, secondo i dietologi spagnoli, consiste nell’inclusione della dieta chetogenica a bassissimo livello calorico tra i trattamenti raccomandati per l’obesità, con un’evidenza scientifica di primo livello. Questo significa che:

lo stigma applicato alle diete chetogeniche in passato (principalmente a causa della loro associazione con un maggiore rischio cardiovascolare) è stato superato.”

“Rispetto alle altre diete analizzate nella review – affermano i dietologi – la dieta chetogenica a bassissimo contenuto calorico ha il vantaggio di determinare una significativa perdita di peso, portando anche a un miglioramento di vari indicatori di salute e comorbidità associati all’eccesso di peso, come ipertensione, dislipidemia, diabete di tipo 2 e steatosi epatica.” E aggiungono:

un altro aspetto da tenere in considerazione è che la perdita di peso ottenuta con questo tipo di dieta rimane stabile per un periodo fino a 2 anni, a condizione che le fasi di follow-up e mantenimento siano eseguite correttamente”.

“Queste evidenze – concludono i dietologi – dimostrano che la dieta chetogenica a bassissimo contenuto calorico è un metodo efficace a breve e medio termine. Per quanto riguarda il lungo termine, al momento non esiste un trattamento efficace, nemmeno la chirurgia bariatrica, motivo per cui la creazione di farmaci per questa malattia è necessaria, senza dimenticare che tutti i trattamenti possono essere utilizzati congiuntamente.”

Approcci nutrizionali personalizzati per motivare il paziente

Il documento di EASO ed EFAD raccomanda che la terapia nutrizionale per i pazienti con sovrappeso e obesità sia sempre somministrata da dietisti qualificati, all’interno di un team multidisciplinare. L’obiettivo delle diete deve essere sempre il miglioramento dello stato di salute oltre alle variazioni di peso.

Il documento incoraggia gli specialisti a considerare tutte le opzioni all’interno dell’ampia gamma disponibile in Europa per offrire interventi flessibili e quanto più personalizzati possibile.

I dietologi spagnoli precisano:

ci sono tanti fattori motivanti per perdere peso quante sono le persone, e il trattamento deve essere individualizzato in ogni caso e per ogni momento della vita.”

“È durante la visita medica – aggiungono i dietologi – che scopriamo i fattori più inportanti per ogni paziente. L’obiettivo può essere cavalcare o andare in bicicletta, portare a spasso il cane o salire le scale senza stancarsi, indossare abiti di una certa taglia o avere un bell’aspetto in costume da bagno. Dobbiamo ricordarci che, a seconda del livello di obesità, molte persone non possono fare la doccia o vestirsi da sole, e molte non sono nemmeno in grado di scendere le scale per uscire di casa.”. Tuttavia, la personalizzazione non è sempre facile, come spiegano i dietologi:

l’ostacolo principale che dobbiamo affrontare come professionisti è il tempo.”

“Abbiamo solo pochi minuti per cercare di conoscere il paziente, e abbiamo bisogno di conoscere tutte le sue abitudini, valori personali, gusti, hobby, preferenze, costumi sociali, obiettivi terapeutici e quante più informazioni possibili per poter agire alla radice del problema, ma cercare di conoscere qualcuno in circa 15 minuti è una missione impossibile, per questo spesso vengono dispensate diete generiche, consigliate a tutti i pazienti allo stesso modo. Per qualche tempo i pazienti cercheranno di adattarsi a queste raccomandazioni, ma poi torneranno alle loro abitudini abituali e interromperanno il trattamento. Per questo è fondamentale adattare l’approccio alla persona, e non alla malattia.”

I limiti del Body Mass Index come indicatore di salute

Il documento di EASO-EFAD solleva interrogativi sul parametro più utilizzato nella valutazione dell’obesità, il Body Mass Index (BMI), che viene considerato troppo generico e da integrare con altri paramenti.

I dietologi sottolineano che la composizione corporea e altri parametri di funzionalità dovrebbero acquisire maggiore importanza nella diagnosi e nella gestione dell’obesità. In particolare la composizione corporea andrebbe valutata utilizzando l’impedenza bioelettrica, che consente la differenziazione di grasso, massa muscolare, grasso viscerale, acqua e altre componenti. Altre misurazioni importanti includono l’angolo di fase, l’ecografia nutrizionale, la dinamometria, l’analisi dell’andatura, il test up-and-go cronometrato e la misura della circonferenza di vita e fianchi.

Infine il documento sottolinea come l’approccio nutrizionale all’obesità che si concentra esclusivamente sul peso risenta di un pregiudizio (“bias di peso”) che può influenzare l’assistenza medica e la sua qualità.

Questo pregiudizio è associato allo stigma e alla discriminazione che le persone in sovrappeso e obese affrontano per tutta la vita in vari contesti. Riduce significativamente la loro qualità di vita e aumenta la mortalità e la morbilità, indipendentemente dal BMI.

Secondo l’EASO e l’EFAD, per eliminare l’impatto di questo pregiudizio è necessario concentrarsi non solo sulla perdita di peso, ma anche sul miglioramento della salute e del benessere del paziente.

L’obiettivo del trattamento è raggiungere un ampio spettro di risultati positivi per la salute.”

Alessandro Visca
Alessandro Visca

Giornalista specializzato in editoria medico­­­­-scientifica, editor, formatore.