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Vitamina D e osteoporosi, come migliorare l’aderenza terapeutica?

Livelli inadeguati di vitamina D e un insufficiente apporto di calcio sono le cause principali di una mancata risposta della terapia per l’osteoporosi”.

Lo ha affermato Iacopo Chiodini, presidente della Società Italiana dell’Osteoporosi, del Metabolismo Minerale e delle Malattie dello Scheletro (SIOMMMS), che ha partecipato a un incontro sul tema: ” Ipovitaminosi D, osteoporosi e fragilità ossea”.

Due nuove formulazioni per facilitare l’assunzione di vitamina D

Nell’incontro, promosso da IBSA farmaceutici, sono state presentate due nuove formulazioni di vitamina D (colecalciferolo): in film orodispersibile e in capsule molli. Si tratta di soluzioni che puntano a migliorare l’aderenza terapeutica. Semplificare le modalità di assunzione del farmaco può essere un elemento importante per favorire la continuità della cura, come ha confermato il rappresentante delle associazioni dei pazienti, Mario Sfrappini, presidente della Federazione Italiana Osteoporosi e malattie dello Scheletro (FEDIOS):

le formulazioni disponibili fino ad oggi hanno mostrato alcune criticità o difficoltà di utilizzo, quali il conteggio preciso delle gocce, la perdita di medicinale nel caso della formulazione in olio assunta ad esempio sul pane, e così via. Quindi un’opzione terapeutica ulteriore e più semplice da utilizzare aumenta la compliance e la possibilità di avere una maggiore aderenza terapeutica.”

Una patologia a grande impatto destinata a crescere

Nel corso dell’incontro è stato ricordato che l’osteoporosi in Italia colpisce circa 5.000.000 di persone – di cui l’80% sono donne in post menopausa. Inoltre, si stimano ogni anno circa 500.000 fratture da fragilità ossea (dati 2021) e questi numeri sono destinati ad aumentare per l’invecchiamento della popolazione, con un importante innalzamento anche dei costi sanitari.

A questo proposito Claudio Cricelli, Presidente della Società Italiana di Medicina Generale e delle Cure Primarie (SIMG) ha delineato il quadro dei principali, ha ricordato quali sono le principali strategie di contrasto all’osteoporosi anche nell’ambito della medicina di famiglia:

un’appropriata terapia dell’osteoporosi deve innanzitutto correggere i fattori di rischio modificabili, raccomandando maggiore attività fisica, corretta alimentazione, sospensione di alcol e fumo. Bisogna poi correggere l’eventuale deficit di calcio o vitamina D, la cui supplementazione rappresenta oggi uno dei capisaldi del trattamento dell’osteoporosi.

“Per i pazienti istituzionalizzati – ha aggiunto Cricelli – per le donne in gravidanza e in allattamento e per persone con osteoporosi non candidate a terapia remineralizzante, la vitamina D viene prescritta a prescindere dal dosaggio ematico, mentre per altre categorie di pazienti è necessario verificare il livello di ipovitaminosi D. Ad esempio, la nota 96 di AIFA indica la soglia di 30 ng/ml per le persone affette da osteoporosi candidate a terapia remineralizzante, per le quali è importante correggere la carenza di vitamina D prima di intraprendere il trattamento”.

 

Alessandro Visca
Alessandro Visca

Giornalista specializzato in editoria medico­­­­-scientifica, editor, formatore.