Perché proteggere il cuore può prevenire la demenza
La rivista Stroke ha recentemente pubblicato un documento (scientific statement) curato dall’associazione dei cardiologi americani (AHA, American Heart Association), dedicato alla connessione tra salute del cuore e salute del cervello. Scrivono i cardiologi americani:
Nuove evidenze dimostrano che il cuore e il cervello, un tempo considerati sistemi d’organo non correlati, sono interdipendenti e collegati da fattori di rischio condivisi. Più di recente, studi progettati per svelare gli intricati meccanismi patogenetici alla base di questa associazione mostrano che le persone con patologie cardiache possono avere cambiamenti microstrutturali cerebrali nascosti e compromissione cognitiva. Questi risultati hanno dato origine all’idea che affrontando la salute cardiovascolare in età precoce, potrebbe essere possibile ridurre il rischio di ictus e impedire l’insorgenza o la progressione della compromissione cognitiva in età avanzata.”
L’asse cuore-cervello
Il cuore e il cervello, scrivono gli autori dello statement, sono collegati in modo bidirezionale: il cuore fornisce ossigeno e nutrienti essenziali al cervello, mentre quest’ultimo regola la funzione cardiaca attraverso il sistema nervoso autonomo.
Le malattie cardiache possono contribuire al deterioramento cognitivo attraverso diversi meccanismi. L’infiammazione sistemica derivante dalle condizioni cardiovascolari provoca neuroinfiammazione, danneggiando le cellule cerebrali. L’ipoperfusione cerebrale, causata da ridotto flusso sanguigno, può causare danni alla sostanza bianca e all’assottigliamento corticale. L’attivazione neuro-ormonale nello scompenso cardiaco, che coinvolge ormoni come l’angiotensina II e le catecolamine, influenza sia la funzione cardiaca che i processi cognitivi, accelerando potenzialmente la degenerazione cerebrale. Inoltre, le alterazioni del sistema nervoso autonomo possono aggravare la progressione dei sintomi cognitivi.
Anche i cambiamenti strutturali del cuore, come un aumento dello spessore della parete ventricolare sinistra, sono stati associati ad anomalie cerebrali indicative dell’insorgenza precoce di deficit cognitivi nei pazienti con patologie cardiache. In tali pazienti, i mutamenti microstrutturali del cuore, gli infarti cerebrali e l’ipoperfusione sono associati con lo sviluppo di deficit cognitivi.
Fattori genetici, sociali e ambientali e abitudini di vita nel continuum dell’età possono promuovere o ostacolare la salute cardiaca e cerebrale. Il danno neurologico può causare lesioni miocardiche e le malattie cardiache possono compromettere la salute cerebrale. (fonte, Stroke 2024, mod.)
Tre patologie cardiache che possono condizionare la salute cerebrale
Il documento dell’AHA, attraverso un’ampia revisione della letteratura, prende in considerazione tre condizioni cardiache diffuse (scompenso cardiaco, fibrillazione atriale e cardiopatia coronarica) per evidenziare le connessioni con le funzioni cerebrali.
Scompenso cardiaco. Lo scompenso cardiaco è spesso associato a declino cognitivo, specialmente negli anziani; circa il 43% dei pazienti affetti da scompenso presenta deterioramento cognitivo, con compromissione di memoria, di attenzione e delle funzioni esecutive, a causa del ridotto apporto di sangue e ossigeno al cervello.
Fibrillazione atriale. La fibrillazione atriale, la più comune forma di aritmia, comporta un significativo aumento del rischio di ictus. Ma anche in assenza di questo, è associata a un rischio elevato di demenza e di altre forme di declino cognitivo, secondo recenti studi recenti imputabile a microemboli silenti che compromettono il flusso sanguigno cerebrale. La malattia è stata inoltre collegata a un aumento delle lesioni della sostanza bianca e di altri marker di malattia dei piccoli vasi, associati al declino cognitivo. I processi infiammatori correlati all’aritmia potrebbero anche contribuire al danno neuronale, e allo sviluppo di condizioni come la malattia di Alzheimer.
Coronaropatia. La coronaropatia, con il progressivo restringimento delle arterie che forniscono sangue al cuore, contribuisce all’aumento del rischio di declino cognitivo. Condizioni come l’ipertensione, il diabete e l’ipercolesterolemia, oltre che fattori di rischio per la coronaropatia, lo sono anche per malattie come ictus e demenza, in quanto accelerano l’infiammazione sistemica e compromettono la barriera emato-encefalica, permettendo a sostanze nocive di entrare nel cervello e causare danni neuronali.
I fattori di rischio cardiovascolare possono portare a infiammazione e stato protrombotico, nonché alterazioni cardiovascolari e cerebrovascolari, tra cui anomalie strutturali, che possono portare a ictus e deterioramento cognitivo (fonte, Stroke 2024, mod.)
Strategie di prevenzione
In sintesi, il lavoro evidenzia come le malattie cardiovascolari e i fattori di rischio a esse associati contribuiscano al declino cognitivo, alle lesioni cerebrali e alla demenza. Dato il legame tra la salute cardiovascolare e le funzioni cognitive, interventi precoci e strategie preventive per preservare la salute cardiaca potrebbero avere effetti benefici anche sul cervello. Tenere sotto controllo fattori come pressione arteriosa e livelli colesterolo può aiutare a ridurre il rischio di malattie cardiovascolari e neurodegenerative.
A questo scopo, la combinazione di alimentazione, attività fisica e allenamento cognitivo, oltre ai trattamenti farmacologici per le condizioni cardiache studiate, potrebbe contribuire a preservare la funzione cognitiva.