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Congresso IPEM: il ruolo dello stress nell’approccio a diabete e obesità

Nadia Cerutti, responsabile scientifica degli Incontri Pavesi di Endocrinologia e Metabolismo, spiega perché vanno considerati con attenzione i fattori stressogeni implicati in queste patologie

Il Collegio Ghislieri di Pavia nei giorni 5 e 6 settembre ha ospitato la quarta edizione degli “Incontri Pavesi di Endocrinologia e Metabolismo”, che quest’anno affrontano il tema: “La fenomenologia dello stress nelle malattie croniche, quali diabete e obesità”.
Il programma vede la partecipazione di esperti di varie discipline tra cui Claudio Mencacci, medico psichiatra, co-presidente della Società italiana di neuropsicofarmacologia, il prof. Riccardo Candido, presidente dell’Associazione medici diabetologi (AMD), il prof. Angelo Avogaro, presidente della Società italiana di diabetologia (SID) e il prof. Silvio Buscemi, presidente della Società italiana dell’obesità (SIO).

Abbiamo rivolto qualche domanda alla dott.ssa Nadia Cerutti, direttrice SC Nutrizione clinica diabetologia e malattie endocrine dell’ASST PAVIA e responsabile scientifica dei Congressi IPEM, in collaborazione con la dott.ssa Paola Silvia Morpurgo dell’ASST Fatebenefratelli Sacco Milano e con il prof. Sebastiano Bruno Solerte, responsabile dell’Endocrinologia del CDI di Milano.

Dott.ssa Cerutti perché centrare l’attenzione sullo stress in relazione a patologie come obesità e diabete?

uno degli elementi che gioca un ruolo determinante, ancora troppo sottovalutato nell’interazione con il paziente, è il carico stressogeno che agisce da vero e proprio detonatore rappresentando un importante fattore predisponente non solo per l’insorgenza di molte patologie, ma anche per lo sviluppo di complicanze a lungo termine.

Per quanto riguarda diabete e obesità, chi vive con queste patologie affronta ogni giorno diverse sfide stressanti: limitazioni fisiche dovute alle complicanze, difficoltà nei movimenti e situazioni quotidiane complesse – come prenotare un posto a sedere adeguato su un treno o un aereo. A questi disagi si aggiungono spesso problemi cardiovascolari che rendono difficile anche svolgere attività fisica. Ma lo stress può derivare anche dalle cure. Le terapie sono spesso numerose e impegnative e gli effetti collaterali possono generare ansia. Inoltre, la necessità di controlli specialistici frequenti, cambiamenti nello stile di vita e l’aggiunta costante di nuove terapie possono influire pesantemente sulla qualità della vita.

Tutto questo genera un peso psicologico importante. Non a caso, ansia e depressione sono fino a due volte più comuni tra le persone con queste patologie, e contribuiscono a peggiorare la gestione quotidiana della malattia, creando un circolo vizioso che ha effetti anche sui costi per il sistema sanitario.”

Il vostro convegno si caratterizza per la partecipazione di specialisti di diverse discipline, perché è importante l’approccio multidisciplinare a queste tematiche?

studiare il rapporto tra stress e malattie croniche, quindi anche diabete e obesità che sono oltretutto patologie tra loro collegate, richiede un approccio multidisciplinare, perché si tratta di un’interazione complessa tra mente, corpo e ambiente.

Le innovazioni farmacologiche offrono strumenti concreti per spezzare questo loop: si pensi alle polipillole, agli insulinici settimanali, agli inibitori di PCSK9, ai farmaci pleiotropici. Riteniamo però fondamentale che l’innovazione farmacologica sia innestata in percorsi assistenziali realmente centrati sulla persona: servono team multidisciplinari che integrino counseling psicologico, educazione nutrizionale, training fisico e supporto sociale, una comunicazione chiara, empatica e libera da bias.

È per questo motivo che nei Congressi IPEM, che ogni anno affrontano uno specifico tema legato alle malattie metaboliche, proponiamo un’osservazione anche da altre angolazioni, non prettamente mediche, invitando a contribuire alle riflessioni anche professionisti “laici”, ad esempio, esperti di linguaggio, di legislazione e di psicologia del lavoro. L’obiettivo è fornire alla comunità medico-scientifica gli strumenti per comprendere e correggere anche i fattori di rischio non clinici legati allo sviluppo e alla gestione delle malattie metaboliche, per ottenere un miglioramento della salute in toto e restituire al paziente benessere ed equilibrio duraturi.”

Diabete e obesità sono condizioni molto diffuse nella popolazione generale e nell’ambito delle cure primarie, ci sono indicazioni pratiche che emergono anche dall’esperienza dell’ASST di Pavia?

nonostante sia ormai ben noto come gestirle e quale stile di vita adottare per tenerle sotto controllo, diabete e obesità sono tra le patologie metaboliche più diffuse e in costante aumento.

Dal nostro osservatorio della provincia di Pavia emergono dati allarmanti: su 546.000 abitanti, le persone con diabete noto sono circa 35.000 (dati forniti da ATS Pavia e relativi al 2022). A questi si aggiungono circa 10.000 persone che non sanno di avere il diabete e altre 50.000 circa affette da prediabete. Inoltre, poiché secondo le ultime stime italiane obesità e sovrappeso colpiscono il 43% della popolazione adulta, si stima che nella Provincia di Pavia più di 200.000 persone siano in eccesso ponderale.

Negli ambulatori dell’ASST di Voghera, Vigevano e Broni dedicati a diabete e obesità da diverso tempo i pazienti – oltre 10.000 persone solo lo scorso anno – sono seguiti secondo un modello interdisciplinare capace di supportarli, oltre che con le nuove terapie farmacologiche, con quella che viene definita life style medicine: una serie di interventi sullo stile di vita centrati sul paziente, sui suoi bisogni e ‘sul punto da cui parte’.

Identifichiamo, ad esempio, i pazienti con disturbi del sonno e li indirizziamo per ulteriori valutazioni a uno specialista del sonno; prescriviamo attività fisica differente a seconda del grado di fitness; forniamo un piano nutrizionale personalizzato basato sulle abitudini alimentari oltre che sulle sue condizioni economiche, culturali e sociali;  raccomandiamo ai pazienti di promuovere il coinvolgimento dei famigliari e della rete sociale per ottenerne il supporto nella fase di cambiamento dello stile di vita;  forniamo colloqui motivazionali e terapia cognitivo-comportamentale per aiutare i pazienti a mantenere i cambiamenti comportamentali e, infine, valutiamo i bisogni di assistenza psicologica o psichiatrica per una migliore gestione di depressione, ansia e stress.”

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Alessandro Visca

Giornalista specializzato in editoria medico­­­­-scientifica, editor, formatore.

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