L’adesione a una dieta a prevalenza vegetale è consigliata sia dal punto di vista individuale, per la riduzione del rischio di malattie, tra cui quelle cardiovascolari e il diabete di tipo 2, che dal punto di vista dell’impatto ambientale. Tuttavia permangono preoccupazioni riguardo alla quantità e alla qualità delle proteine vegetali assunte con una dieta vegetariana; un apporto proteico adeguato è infatti essenziale per preservare la massa muscolare; per contro, una insufficiente quantità di proteine può influenzare negativamente la crescita e il mantenimento della sintesi proteica muscolare, con il rischio di sviluppare sarcopenia, in particolare nei soggetti anziani.
In uno studio pubblicato sull’American Journal of Clinical Nutrition per la prima volta son o state indagate le associazioni tra regime alimentare e massa muscolare utilizzando, come stima, la velocità di escrezione urinaria della creatinina nelle 24 ore (CER).
In base all’orientamento dietetico dichiarato dai partecipanti allo studio, sono stati considerati il modello vegetariano/vegano, il flexitariano (riferito a una dieta prevalentemente vegetariana ma flessibile, che include il consumo saltuario di carne e pesce), uno schema nutrizionale “altro” che prevedesse la restrizione di particolari alimenti e infine il modello libero, riferito a coloro che non seguivano uno schema dietetico definito.
L’apporto proteico è tendenzialmente inferiore per chi segue un modello dietetico specifico
L’analisi ha considerato i partecipanti allo studio di coorte olandese Lifelines (nel periodo 2007–2013), per un totale di oltre 98mila individui (60% donne, 40% uomini).
In generale, gli individui con un’identità dietetica precisa (vegetariana, flexitariana o altra), presentavano un apporto proteico inferiore rispetto a quelli privi di un orientamento alimentare esplicito.
I vegetariani mostravano il più basso apporto proteico, risultato pari a 0,88 g/kg/die e 0,94 g/kg/die rispettivamente per donne e uomini. Superiore, e più simile nei due sessi, l’apporto proteico del gruppo che non aderiva a un modello alimentare preciso: 1 g/kg/d e 1,02 g/kg/d per donne e uomini, rispettivamente.
Rispetto a coloro che non seguivano una dieta orientata, i livelli di CER sono risultati più bassi nei vegetariani (-84,9 e -112,4, rispettivamente per donne e uomini) e nei flexitariani (-26,7 per le donne e -32,5 per le gli uomini).
I risultati suggeriscono come i soggetti che seguono una alimentazione a base vegetale, e che non raggiungono l’introito proteico raccomandato, siano a maggior rischio di una potenziale riduzione della massa muscolare; le associazioni sono infatti rimaste significative anche dopo aver tenuto conto, nell’analisi statistica, di fattori come età, BMI, apporto calorico e proteico totale, percentuale di proteine vegetali assunte, livello educativo.
Definire strategie alimentari mirate per massimizzare il potenziale della dieta vegetariana
Secondo gli autori, i risultati sono coerenti con precedenti studi osservazionali condotti in Europa e Nord America, i quali dimostrano che gli individui con identità dietetiche più orientate verso una dieta vegetale consumano meno proteine totali rispetto ai soggetti con altri orientamenti alimentari o agli onnivori.
Questo potrebbe portare a una riduzione della massa muscolare, attribuibile sia alla minore quantità totale di proteine sia alla qualità inferiore delle proteine vegetali rispetto a quelle animali; resta tuttavia da stabilire empiricamente se la riduzione della massa muscolare osservata sia clinicamente rilevante.
Viene comunque sottolineata la necessità di fornire indicazioni pratiche, in forma di linee guida, per combinare efficacemente le fonti proteiche vegetali al fine di ottenere un profilo amminoacidico completo e ottimizzare le diete a base vegetale aumentando la quantità e la qualità delle proteine assunte.



