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Invecchiamento in salute, il ruolo dei flavonoidi

I risultati di un'indagine su due grandi coorti americane mostrano il potenziale di queste sostanze nel ridurre i rischi di compromissione fisica e mentale legati all'invecchiamento

I flavonoidi sono un’ampia gamma di composti (oltre 6.000 molecole) presenti soprattutto in molte varietà di frutta e verdura. Le proprietà antiossidanti e antinfiammatorie dei flavonoidi, secondo diverse ricerche, hanno effetti positivi sulla salute dell’apparato cardiovascolare, oltre che una possibile funzione neuroprotettiva.

Queste caratteristiche hanno stimolato una nuova ricerca sulla relazione tra apporto di flavonoidi con la dieta e invecchiamento sano. Lo studio, da poco pubblicato sulla rivista The American Journal of Clinical Nutrition, ha esaminato l’associazione tra consumo di alimenti ricchi di flavonoidi (ad esempio te, frutti rossi, agrumi, cioccolato fondente, vino rosso) e tre indicatori generali di salute degli anziani: fragilità, compromissione fisica e scarsa salute mentale.

L’analisi è stata condotta su dati di due grandi studi longitudinali, l’HPFS (Health Professionals Follow-up Study, avviato nel 1986 su 51.529 operatori sanitari di sesso maschile tra i 40 e i 75 anni) e il NHS (Nurses’ Health Study, avviato nel 1976 su 121.701 professioniste sanitarie di età compresa tra 30 e 55 anni).

I partecipanti hanno completato questionari per la raccolta di informazioni sulla storia clinica e sullo stile di vita, al basale e in seguito ogni due anni. E inoltre questionari sull’alimentazione ogni quattro anni. La frequenza di assunzione degli alimenti ricchi di flavonoidi è stata registrata in porzioni giornaliere, settimanali o mensili.

A partire dai questionari, è stato calcolato i punteggio Flavo Diet Score (FDS), che quantifica l’apporto complessivo di cibi e bevande ricche di flavonoidi.

Per quanto riguarda la misura della salute fisica e mentale, i partecipanti hanno completato il questionario Short-Form Health Survey (SF-36) ogni quattro anni. La fragilità è stata definita dalla presenza di almeno tre sintomi tra astenia, debolezza muscolare, ridotta capacità aerobica, presenza di almeno cinque patologie croniche, e perdita di peso ≥5%. Per la funzione fisica, è stato calcolato un punteggio su scala 0–100 basato su 10 domande del questionario SF-36: valori <80 indicavano uno stato di compromissione fisica.
La salute mentale è stata valutata utilizzando strumenti psicometrici specifici: cinque domande contenute nell’SF-36, la scala CES-D10 (Center for Epidemiologic Studies Depression Scale-10) per il NHS e la scala GDS-15 (Geriatric Depression Scale-15) per entrambe le coorti.

Effetti positivi degli alimenti contenenti flavonoidi su salute fisica e mentale, più evidenti nelle donne

Lo studio ha incluso 62.743 donne del NHS e 23.687 uomini dell’HPFS, tutti di età ≥60 anni.

Nelle partecipanti allo studio NHS, i punteggi FDS più elevati sono risultati associati a una riduzione del rischio di fragilità del 15%, e a una riduzione del 12% del rischio di scarsa salute mentale e di compromissione fisica.

Un più elevato apporto di flavonoidi totali è risultato associato a un rischio ridotto del 14% di fragilità, e a un rischio ridotto dell’11% di scarsa salute mentale e compromissione fisica.

Assunzioni elevate di mele, vino rosso, tè, arance/succo d’arancia e mirtilli sono state associate a una riduzione del rischio di fragilità compresa tra l’11% e il 21%, rispetto alle assunzioni più basse.

Per mele, mirtilli, vino rosso, arance/succo d’arancia e fragole consumati in quantità più elevata è stata riscontrata una riduzione del rischio di compromissione fisica tra il 4% e il 14%. Per la salute mentale, assunzioni elevate di fragole, mele, pompelmo/succo di pompelmo e arance/succo d’arancia sono state associate a una riduzione del rischio tra il 10% e il 15%.

Negli uomini partecipanti allo studio HPFS, le associazioni emerse sono state meno numerose: assunzioni moderate (quarto quintile) di flavonoidi totali sono risultate associate a una riduzione del rischio di compromissione fisica del 12%, mentre valori di FDS più alti sono stati associati a una riduzione del rischio di scarsa salute mentale del 18%.  Inoltre, assunzioni moderate di vino rosso (terzo quartile) e assunzioni elevate di mirtilli e tè sono risultate associate rispettivamente a una riduzione del rischio di scarsa salute mentale del 29%, 15% e 14%.

Gli indicatori di rischio cambiano se cambia l’alimentazione

Altrettanto interessanti sono i dati che riguardano i cambiamenti nella composizione della dieta che si possono verificare nel corso del tempo.

In generale, un calo dell’FDS pari ad almeno 7 porzioni/settimana è stato associato a un aumento del rischio di compromissione fisica del 7% e di fragilità del 18% nelle donne, e a un aumento del 60% del rischio di scarsa salute mentale nella coorte HPFS.

Al contrario, l’incremento di tre porzioni giornaliere di alimenti ricchi in flavonoidi è stato associato a una riduzione del rischio di scarsa salute mentale dell’8%, di compromissione fisica del 7%, e di fragilità dell’11% nel NHS, e a una riduzione del rischio di scarsa salute mentale del 15% nell’HPFS. Risultati che sembrano indicare come mantenere abitudini alimentari sane sia tanto importante quanto migliorarle.

Modifiche dietetiche accessibili potrebbero favorire un invecchiamento in salute

In conclusione, la ricerca evidenzia che il consumo di alimenti ricchi di flavonoidi come te, frutti rossi e agrumi potrebbe aiutare a ridurre il rischio di fragilità e supportare salute fisica e mentale durante il processo di invecchiamento.

Per quanto riguarda le differenze di genere, che mostrano un impatto minore dei benefici dei flavonoidi sulla salute degli uomini rispetto alle donne, secondo gli autori tali differenze  potrebbero dipendere dal tempo di follow-up più breve che caratterizza i soggetti di sesso maschile, con conseguente riduzione della numerosità degli eventi e della potenza statistica, oppure da differenze nei fattori di stile di vita, come una maggiore prevalenza del fumo. Da qui la necessità di ulteriori studi per esplorare potenziali differenze di genere nei fattori dietetici di rischio per l’invecchiamento in salute.

Da un punto di vista di salute pubblica, il fatto che un aumento modesto e realistico del consumo – pari a tre porzioni giornaliere aggiuntive – sia stato associato a una riduzione significativa del rischio per questi esiti negativi legati all’invecchiamento nelle donne (e per la salute mentale negli uomini) evidenzia il potenziale delle modifiche dietetiche semplici nel promuovere una maggiore longevità in buona salute.

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Stefania Cifani

Giornalista scientifica e Medical writer

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