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malnutrizione

Anoressia, la forma più diffusa riguarda malati acuti e cronici

anoressiaLa malnutrizione che deriva da un disturbo psicologico è spesso al centro dell’attenzione, ma in realtà la forma più diffusa di rifiuto patologico del cibo riguarda persone affette da malattie acute o croniche.

 

“Secondo i dati epidemiologici” – ricorda Maurizio Muscaritoli, presidente della SINuC (Società Italiana di Nutrizione Clinica e Metabolismo)

solo l’8% delle anoressie è di tipo mentale, il restante 92% conta patologie oncologiche per il 42%, malattie neurologiche per il 27% e cause varie nel 23% dei casi. Eppure di questo 92% nessuno parla.

In oncologia è frequente la sindrome anoressia-cachessia, in cui la perdita d’interesse per il cibo si somma a fattori ormonali (fattore proteolico, elevati livelli di serotonina cerebrale) che non solo non aiutano l’appetito del paziente ma portano ad una perdita di massa muscolare e grassa.

L’anoressia interessa anche i pazienti affetti da malattie renali: la prevalenza nelle fasi precedenti alla dialisi va dal 20 all’80% mentre durante la dialisi va dal 23 al 73%, secondo i dati riportati al recente congresso Cardionefrology 2019 da Alessio Molfino, specialista in Medicina Interna dell’Università La Sapienza di Roma.

La malnutrizione calorico-proteica (MCP) rappresenta una costante in tutti i casi di immobilità o allettamento del paziente e la perdita di peso e massa muscolare può avere conseguenze metaboliche rilevanti. Inoltre anoressia, malnutrizione proteica e perdita di massa muscolare sono direttamente correlate ad un  aumento del rischio di infezioni, patologie cardiovascolari, fragilità e sintomi depressivi.

Una condizione da valutare con tempestività

Come contrastare il fenomeno? Innanzitutto, ricorda, la SINuC, occorre effettuare screening che rilevino il problema.

“Generalmente è possibile usare questionari validati che indagano sazietà, alterazione del gusto e dell’olfatto, avversione al gusto della carne, nausea, vomito”, spiega Molfino che aggiunge: “La strategia di intervento nutrizionale nel paziente oncologico implica una adeguata valutazione iniziale mediante screening che definisca la gravità della malnutrizione. In funzione del grado di malnutrizione il paziente entrerà in un percorso diagnostico terapeutico specifico nutrizionale”.

Per lo screening si utilizzano MUST, PG-SGA, SGA che sono scale di valutazione utili fin dall’esordio della malattia oncologica, come primo metodo di screening nutrizionale e poi come metodo per la valutazione effetti della terapia nutrizionale. Mentre la scala a punteggio NRS (Nutritional Risk Screening) è di semplice uso e ha dimostrato di essere affidabile.
Una valutazione è anche quella sulla Qualità di vita che è sicuramente influenzata dal peso corporeo, la perdita di peso massiva può portare a depressione, astenia, fatigue ed ansia con conseguente e ulteriore diminuzione dell’appetito e dell’intake calorico.

“In altri paesi – ricorda Muscaritoli – il dietary counselling (servizio di consulenza nutrizionale, ndr) ha mostrato effetti tangibili sulla qualità della vita dell’ammalato”.

Alessandro Visca
Alessandro Visca

Giornalista specializzato in editoria medico­­­­-scientifica, editor, formatore.