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Insonnia

Insonnia, nuova classificazione per personalizzare il trattamento

Identificare con più precisione la natura dei disturbi del sonno è un supporto importante per la messa punto di strategie terapeutiche personalizzate e più efficaci. Una nuova ricerca olandese ci suggerisce che per distinguere le diverse forme di insonnia il profilo psicologico e caratteriale della persona è più significativo delle caratteristiche del sonno disturbato.

Tessa Blanken, del Dipartimento del Sonno e Facoltà cognitive, dell’Istituto Olandese di Neuroscienze di Amsterdam, e colleghi hanno cercato di elaborare una nuova classificazione dell’insonnia sulla base di “un set multidimensionale di caratteristiche stabili, biologiche e non legate al sonno”.

I ricercatori hanno analizzato i dati di 4322 adulti iscritti al Registro Olandese del Sonno, che hanno risposto a questionari sulla qualità del sonno, caratteristiche personali, stato di salute ed eventi biografici.

In questo modo sono stati identificati cinque tipi di disturbi del sonno:

Insonnia tipo 1, definita “disturbo da insonnia altamente ansioso”, caratterizzato da punteggi elevati su diversi aspetti di sofferenza psichica, come nevrosi e sintomi di depressione o ansia. Riguardava il 19% del gruppo esaminato.

Insonnia tipo 2 e tipo 3, caratterizzati da minore ansia e angoscia. Si distinguono sulla base del fatto che il paziente sia sensibile o insensibile alla ricompensa. (Il meccanismo della ricompensa è un gruppo di strutture neurali che spingono a ripetere un’azione che ha trasmesso sensazioni di piacere). Il tipo 2 è quindi definito “disturbo da insonnia moderatamente ansioso, sensibile alla ricompensa” e riguarda il 31% del gruppo esaminato, il tipo 3 è definito “disturbo dell’insonnia moderatamente ansioso, insensibile alla ricompensa” e riguarda il 15% del gruppo.

Insonnia tipo 4 e tipo 5, caratterizzati da minore stress. Differiscono nel grado in cui i pazienti sperimentano l’insonnia in risposta a eventi stressanti della vita.
Nei pazienti tipo 4 eventi stressanti inducono insonnia grave e di lunga durata, mentre per i pazienti con tipo 5 il sonno non è influenzato da tali eventi.
Il tipo 4 (20% del gruppo) è definito “disturbo da insonnia ad alta reattività lievemente ansioso” e il tipo 5 (15%) “disturbo da insonnia con poco stress, a bassa reattività”.

Su un campione di 215 pazienti con insonnia all’inizio dello studio, riesaminato a distanza di circa 5 anni, l’87%   ha mantenuto lo stesso tipo di insonnia, dato che indica, secondo gli autori, “un’alta stabilità della classificazione.” Gli autori hanno testato anche la validità dei questionari utilizzati nello studio con un campione di pazienti sani, che hanno ottenuto punteggi diversi da chi soffre di insonnia.

I ricercatori avvertono sono che sono necessari ulteriori studi per un utilizzo di questa classificazione nella pratica clinica.

In un editoriale di commento a questo studio Tsuyoshi Kitajima, del Dipartimento di Psichiatria, della Fujita Health University School of Medicine di Aichi ( Giappone), scrive che “questi nuovi sottotipi potrebbero aggiungere una nuova pagina alla storia della nosologia dell’insonnia, promuovendo scoperte di nuovi meccanismi patogenici e diversi approcci.”

Alessandro Visca
Alessandro Visca

Giornalista specializzato in editoria medico­­­­-scientifica, editor, formatore.