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inquinamento rifiuti

Inquinanti ambientali e tumori, uno studio pilota in Italia

Una ricerca italiana condotta in una delle aree con la più alta presenza di inquinanti ambientali ha rilevato nel sangue e nei capelli di pazienti oncologici una presenza di metalli pesanti e policlorobifenili (PCB) in quantità fino a tre volte superiori alla norma.

Abbiamo incontrato Vincenzo Petrosino, chirurgo oncologico della ASL di Salerno, autore di questi studi, in collaborazione con l’Università di Napoli.

Dottor Petrosino, ci può riassumere brevemente come sono nati gli studi e con quali obiettivi?

Abbiamo pubblicato due studi sulla presenza di inquinanti ambientali in pazienti oncologici.

Il primo studio, presentato in anteprima al 104° Congresso Nazionale della Società Italiana di Otorinolaringologia e Chirurgia Cervico-Facciale, prendeva in considerazione i tumori della testa e del collo e alcune patologie della tiroide. In questi pazienti abbiamo dosato 14 metalli pesanti nel sangue e nel capello e 12 policlorobifenili nel sangue. Lo studio è stato pubblicato nel 2018 sulla rivista Biometals.

Abbiamo arruolato, secondo un rigido protocollo, volontari ammalati di cancro e patologie tiroidee, che vivevano almeno da dieci anni in località riconosciute con criticità ambientali e un gruppo di soggetti sani, anche fra i familiari. I volontari provenivano quasi tutti dal napoletano o dalla Basilicata.

Lo scopo della ricerca era dosare in due diverse matrici biologiche la presenza di questi inquinanti e valutare anche quanto fosse attendibile l’analisi del capello.

L’idea di questa ricerca venne dalla constatazione che si dosavano inquinanti in frutta, verdura, animali, ma stranamente venivano fatte poche ricerche sulle persone e pochissime negli ammalati di cancro.

Dopo la prima pubblicazione, che ha ottenuto importanti riscontri, venimmo a conoscenza che un gruppo europeo aveva raggiunto quasi lo stesso risultato. Negli ultimi anni i gruppi di ricerca che si sono dedicati a questi tipi di inquinanti si sono moltiplicati.

Il secondo studio pilota, concluso nell’ottobre 2019, pubblicato su Cancer Science & Research Open Access era un ampliamento del primo e ha preso in considerazione diversi tipi di cancro, in dieci casi erano tumori della mammella e abbiamo avuto la sorpresa di osservare che tutti erano positivi agli stessi metalli e PCB. D’altronde metalli sono stati ritrovati anche nei tessuti cancerosi della mammella da altri gruppi di ricerca quasi contemporaneamente. I metalli pesanti e PCB sono stati ritrovati anche in altri tipi di cancro che abbiamo descritto, mettendo in correlazione i dati ottenuti con la zona di provenienza del volontario.

A che conclusioni siete arrivati e qual è il significato che gli attribuite?

Questo è un ambito di ricerca piuttosto recente, che certamente avrà ulteriori sviluppi, stiamo ancora lavorando su altre situazioni e abbiamo sottolineato che bisognerebbe dosare questi inquinanti in più matrici biologiche, con studi  più ampi.

Quello che è emerso dalla nostra ricerca è una presenza molto più alta del limite considerato normale di metalli pesanti e PCB nei pazienti oncologici. Neoplasie simili presentavano gli stessi tipi di inquinanti e non abbiamo trovato correlazioni con la gravità o lo stadio del tumore. Questi inquinanti (in particolare i metalli pesanti) in molti casi erano presenti in quantità tre volte superiori al valore massimo ritenuto normale.

Il grafico rappresenta i valori minimi e massimi di metalli pesanti
nel sangue rilevati nei pazienti sani e in quelli malati,
a confronto con i valori minimi e massimi indicati
dall’Istituto Superiore di Sanità
(fonte: Biometals, 2018 mod)

Non conosciamo ancora il meccanismo preciso con il quale questi inquinanti sostengono, inducono o collaborano allo sviluppo della patologia oncologica, alcune sostanze inquinanti certamente agiscono quali interferenti endocrini, o interferiscono direttamente con il DNA oppure creano stress  ossidativi complessi.

È evidente che chi vive in ambienti con forte presenza di inquinanti è esposto quotidianamente al contatto, all’inalazione o ingestione di queste sostanze. Alcuni sviluppano le patologie, altri no. Questo è probabilmente l’enigma maggiore da risolvere.

Personalmente credo che in ogni patologia intervengono sempre più fattori. Spesso si tratta di un insieme di fattori: diversi inquinanti, predisposizioni genetiche, abitudini  alimentari e altro. I fattori da analizzare sono numerosi ed entrano in gioco in modo e tempi diversi.

Certo bisogna prendere atto che alcuni inquinanti come i metalli pesanti e i PCB, come anche i PFAS e le varie diossine e idrocarburi policiclici se presenti nell’ambiente sono nocivi per la salute dell’uomo, questo è un dato certo, documentato, e deve essere un punto fermo per tutti.

Quali pensa che siano gli aspetti più urgenti da approfondire sul tema del rapporto tra inquinanti ambientali e sviluppo di tumori?

Forse sbagliamo a fornire “ limiti di legge “ per molte sostanze, non credo che il limite di legge sia un limite di sicurezza assoluto, entrano troppi fattori in gioco. Pensiamo a chi vive per decenni vicino ad un inceneritore, oppure vicino ad una ferriera o ad un aeroporto, è difficile sapere qual è il limite di esposizione per queste persone.

Posso citare il caso di un volontario proveniente da una zona limitrofa a un inceneritore, all’età di 46 anni presentava già tre diversi tipi di cancro. Ovviamente singoli casi o numeri ristretti non hanno una significatività sufficiente, ma è nostro dovere accertarne le cause e proseguire con la ricerca scientifica, anche perché spesso le scoperte sono legate a singoli casi.

D’altra parte l’allarme che arriva dal mondo della ricerca è chiarissimo: le patologie da inquinamento esistono, hanno un’alta mortalità, e non sono fantasie popolari.

Quali sono gli inquinanti più pericolosi attualmente presenti in Italia e che studi andrebbero fatti?

Oggi abbiamo diverse situazioni critiche in Italia, abbiamo città con sistemi di smaltimento dei rifiuti che infrangono la legge, in modo colposo o doloso, ci sono varie criticità ambientali legate alle industrie (impianti petrolchimici, per esempio). Vanno poi considerate le alte concentrazioni di polveri sottili e altri prodotti da combustione, che sono al primo posto per diffusione ed effetti nocivi, non solo sui polmoni.

Esistono poi zone con inquinanti particolari o per lo meno dove un tipo di inquinante è più presente, facciamo l’esempio delle diossine di Seveso o l’industria siderurgica di Taranto e di Trieste, oppure le raffinerie di Augusta in Sicilia e Sarroch in Sardegna.

Un capitolo a parte è rappresentato da uno dei casi più noti quello della “terra dei fuochi”, una zona della Campania, dove i roghi che l’hanno resa tristemente famosa si sommano a tante altre situazioni critiche, una terra tormentata, una zona atipica, dove sembra che non ci sia la volontà di trovare soluzioni adeguate.

Il medico di medicina generale può aver un ruolo in queste ricerche?

La medicina generale ha un ruolo importante sui territori perché i residenti afferiscono agli studi di medici spesso per anni e anche per generazioni successive. I medici hanno la possibilità di segnalare anomalie nell’andamento di alcune patologie, anche se spesso non si possono ottenere una serie di informazioni che sono necessarie per rendere scientificamente utilizzabili questi dati.

Quando si fa ricerca occorre agire con una metodologia precisa, si acquisiscono anamnesi, cartelle cliniche, esami istologici, si escludono fattori confondenti come stili di vita errati o l’uso di alcuni farmaci, si deve studiare il territorio.

Nella ricerca non bisogna avere idee precostituite, ma analizzare i risultati senza influenze e senza emotività. Un lavoro complesso, che necessita spesso di tempi lunghi e di approcci multidisciplinari.

L’inquinamento ambientale è sicuramente un fattore importante anche per la prevenzione primaria che dovrebbe essere un obiettivo privilegiato della medicina di famiglia.

Ogni alterazione dell’ecosistema di cui facciamo parte ha riflessi sulla salute e quindi va considerato nella prevenzione primaria. Sembra un concetto ovvio e invece è forse la cosa più complessa da mettere in pratica. Nessuno si sognerebbe di mettere inchiostro in una boccia trasparente con un pesciolino rosso!

Di ambiente, inquinamento e rischi per la salute oggi si parla molto e alcuni messaggi sembrano contraddittori: Si parla di inquinamento causato dalle auto, dai pesticidi, dalle lavorazioni industriali, come se ci fosse la ricerca di un nemico principale: In realtà bisogna cominciare a pensare di ridurre drasticamente se non eliminare tutte le sostanze nocive poer l’uomo e l’ambiente.

Come abbiamo scritto  nella nostra pubblicazione. “In fondo noi viviamo temporaneamente sulla terra, interagiamo con l’ambiente in diversi modi, abitiamo in una multiproprietà, e abbiamo il dovere di lasciarla pulita per le generazioni future.”

 

Alessandro Visca
Alessandro Visca

Giornalista specializzato in editoria medico­­­­-scientifica, editor, formatore.