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carni processate

Le carni processate possono aumentare il rischio di demenza

Secondo l’Organizzazione Mondiale della Sanità nel mondo sono almeno 50 milioni le persone affette da demenza, con circa 10 milioni di nuove diagnosi ogni anno. In una percentuale che va dal 50 al 70% dei casi si tratta di malattia di Alzheimer, mentre una quota stimata intorno al 25% è diagnosticata come demenza vascolare. All’origine delle diverse forme di demenza ci sono cause genetiche e fattori ambientali, tra cui dieta e stile di vita.

Un nuovo studio su consumo di carne e rischio di demenza

Partendo da studi precedenti che hanno suggerito un’associazione tra consumo di carni processate e un possibile aumento del rischio di sviluppare una demenza, i ricercatori dell’Università di Leeds (UK) e della Yale School of Public Health di New Haven (USA) hanno condotto un nuovo studio utilizzando la UK Biobank, un database contenente informazioni genetiche e sanitarie di mezzo milione di cittadini del Regno Unito da 40 a 69 anni.

Per carne processata si intende la carne trattata con processi di stagionatura, come sale, fumo oppure essiccata o inscatolata. Fanno parte di questa tipologia salsicce, hot dog, salame, bacon, prosciutto, carne salata, affumicata o in scatola.

I partecipanti allo studio sono stati divisi in 6 gruppi secondo la frequenza di consumo di carne nel periodo tra nel 2006-2010. I gruppi andavano da coloro che non la consumano mai (includendo vegetariani e vegani) a quelli che la consumano più di una volta al giorno.

In un follow up medio di 8 anni su  493,888 partecipanti sono emersi 2.896 casi di demenza. Queste persone erano generalmente le più anziane, quelle con il peggiore status economico, meno istruite, più propense a fumare, meno attive fisicamente, con più probabilità di avere una storia di ictus e di demenza familiare e più probabilità di essere portatrici di un gene altamente associato alla demenza, con una maggiore prevalenza nel sesso maschile.

Aumenta il rischio tendenziale con il consumo di carni processate e diminuisce con la carne non processata

Confrontando i casi di demenza con il consumo abituale di carne i ricercatori hanno trovato una significativa tendenza all’aumento del rischio di demenza con un maggior consumo di carni processate e una tendenza alla diminuzione del rischio di demenza associata al consumo di carne rossa non processata.

Nello specifico l’analisi statistica indica un HR 1,4 (IC 95% 1,24 -1,67; P-trend <0,001) per la demenza totale per ogni 25 g/day di carne processate e un HR 0,81(IC 95%: 0,69, 0,95; P-trend 0,011) di demenza associato a un incremento di 50 g/die di carne rossa non trasformata.

Non è stata trovata alcuna tendenza significativa per il consumo totale di carne. L’allele APOE ε4 (marker genetico utilizzato per la diagnosi di Alzheimer) ha aumentato il rischio di demenza da 3 a 6 volte ma non ha modificato in modo significativo le associazioni con la dieta.

Gli autori conclusono che: “i risultati di questo studio segnalano il consumo di carne processata come un potenziale fattore di rischio per la demenza incidente, indipendente dall’allele APOE ε4.”

Alessandro Visca
Alessandro Visca

Giornalista specializzato in editoria medico­­­­-scientifica, editor, formatore.