Social e benessere psicologico, qual è l’impatto sugli adulti?
Il possibile impatto negativo dei social network sul benessere psicologico sugli adolescenti è stato ampiamente indagato da numerose ricerche, concentratesi perlopiù su campioni composti da giovani e condotti con metodi trasversali. Mancano dati riguardo l’impatto che i social possono avere sulla salute psichica degli adulti, così come non si hanno indicazioni su come gli eventuali effetti possano esplicarsi nel corso del tempo.
Per provare a rispondere a queste domande Ron H. Perlis, del Massachusetts General Hospital, Boston, e i suoi colleghi hanno svolto una ricerca condotta tramite la somministrazione di un questionario online. I risultati sono stati pubblicati su JAMA Network Open
Il 9 per cento del campione mostra un peggioramento dei sintomi depressivi
Il questionario è stato compilato da ognuno dei soggetti arruolati nello studio una volta al mese per circa un anno (tra maggio 2020 e maggio 2021). Sono state analizzate le risposte fornite da 5395 soggetti di 18 anni o più, con un’età media di 56 anni, nessuno dei quali presentava sintomi depressivi significativi all’inizio dello studio stando ai punteggi ottenuti nel Patient Health Questionnaire di 9 items (PHQ-9).
I risultati mostrano che l’8.9% dei soggetti ha riportato un peggioramento di 5 o più punti al PHQ-9 durante uno dei completamenti del questionario successivi al primo. Dai dati inoltre sembra che gli utenti di Snapchat, Facebook e TikTok abbiano più probabilità di riscontrare un aumento di sintomi depressivi rispetto a coloro che utilizzano altri social media; in particolare la probabilità era massima per Snapchat (aOR 1.53), seguito da Facebook (aOR 1.42) e poi TikTok (aOR 1.39).
Inoltre, analizzando ulteriormente i dati in relazione all’età dei soggetti, risulta che l’uso di TikTok e Snapchat è associato a un aumento dei sintomi depressivi nei soggetti di età maggiore ai 35 anni; per quanto riguarda Facebook è emersa invece la relazione opposta: il suo utilizzo sembra essere correlato all’aumento dei sintomi depressivi nei soggetti di età minore di 35 anni.
L’associazione tra l’uso dei social media e un aumento dei sintomi depressivi non sembra essere influenzata dal supporto sociale o dalle interazioni interpersonali dei soggetti.
A proposito dei risultati ottenuti dalla ricerca Mary Ann Dakkak dall’Università di Boston afferma:
sono veramente sorpresa che i risultati di questo studio non siano più significativi, detto questo l’uso dei social media durante la pandemia di Covid-19 potrebbe aver rappresentato un mezzo di socialità necessario e una forma di connessione utile per molte persone che altrimenti sarebbero state isolate”.
Sociale e salute mentale: un campo di studio ancora aperto
Commentando i risultati della stessa ricerca Jessica “Jessi” Gold, psichiatra dell’Università di Washington, St. Louis, ha fatto notare in un’intervista come, considerando nel dettaglio i risultati di altri studi sull’argomento, i dati riguardanti la relazione tra l’uso dei social media e la salute mentale siano molto vari: alcuni ne dimostrano i benefici e altri i rischi correlati, senza che nessuna delle due alternative prevalga. Per questo sarebbero necessari ulteriori dati, possibilmente ricavati longitudinalmente con campioni più ampi per fasce d’età, per comprendere più a fondo l’impatto dell’uso dei social sul benessere psicologico a lungo termine.
Gold evidenzia anche gli interrogativi lasciati ancora aperti dalla ricerca: per esempio, la possibilità che le persone più inclini allo sviluppo della depressione siano semplicemente più portati a utilizzare i social media, per cercare supporto sociale; inoltre i dati di questo studio non danno alcuna indicazione riguardo al tempo di utilizzo dei social media, elemento che sarebbe invece importante per comprendere più a fondo il rapporto tra la salute mentale e i social media.
Gold aggiunge che questa ricerca suggerisce quanto sia importante che i clinici parlino con i loro pazienti dei possibili effetti che l’utilizzo dei social media può avere sulla loro salute mentale:
bisognerebbe suggerire ai pazienti di chiedersi come si sentono quando usano i social e raccomandarsi di non usarli prima di andare a dormire; è necessario che i clinici affrontino questo tipo di argomenti con pazienti di tutte le età e non solo con gli adolescenti.”
A questo proposito secondo Gold sarebbe necessario, alla luce di queste conclusioni, includere il tempo passato sui social come variabile indagata nell’ambito delle valutazioni psicologiche dei soggetti di tutte le età.
Indicazioni per le ricerche future
Dakkak dà indicazioni sugli orizzonti che questo studio apre per le ricerche future: queste potrebbero indagare le differenze che l’impatto dei social media ha sui ‘content creators’ e sui ‘content consumer’ oppure altre variabili intervenienti nella relazione tra uso dei social media e sintomi depressivi quali esercizio fisico, relazioni interpersonali, successo scolastico o lavorativo.
Secondo Dakkak è comunque importante non ignorare gli innegabili benefici che i social media garantiscono, tra cui aiutare coloro che soffrono di problematiche di ansia sociale a trovare supporto dei pari e la normalizzazione della salute mentale come argomento di discussione, fattori che devono essere altrettanto indagati.
È comunque importante sottolineare il fatto che la presente ricerca abbia dei limiti, riportati dagli autori stessi, tra cui l’incapacità di controllare tutti i potenziali fattori di confondimento, l’incapacità di valutare la natura dell’uso dei social media da parte dei soggetti e altro, inoltre sebbene il questionario utilizzato nel presente studio non fosse specificatamente relativo al Covid-19, gli effetti dei social media sulla depressione potrebbero essere specificatamente legati a questo, e per tale motivo potrebbe non essere possibile generalizzare i dati oltre il periodo della pandemia.