In Italia, ogni anno si registrano 220mila decessi per malattie cardiovascolari: 25 ogni ora. Eppure, un paziente ad alto rischio su tre resta fuori dal percorso di cura, il 28 % non conosce il proprio valore di colesterolo LDL, e il 58 % non sa quale sia il target da raggiungere.
Lo rivelano i dati di una recente indagine di IQVIA, resi noti alla presentazione della nuova di edizione della campagna di informazione “Da Quore a Cuore”, dedicata al colesterolo LDL e alla necessità di monitorarne i livelli, soprattutto per chi ha già avuto un infarto, un ictus o convive con il diabete.
La campagna, promossa da Novartis e patrocinata da Associazione Italiana Scompensati Cardiaci (AISC) e Fondazione Italiana per il Cuore (FIPC), offre anche consulti gratuiti sul territorio.
Scompenso cardiaco e pazienti a rischio: il ruolo del medico di famiglia
Con il professor Salvatore Di Somma, internista, cardiologo, direttore scientifico di AISC parliamo in particolare di scompenso cardiaco e pazienti a rischio.
Professor Di Somma, in Italia un paziente su tre resta fuori dal percorso di cura dopo un evento cardiovascolare. Cosa manca al nostro sistema sanitario?
il vero problema è la continuità: i pazienti, dopo la dimissione, si ritrovano spesso senza punti di riferimento sul territorio. Serve un’integrazione reale tra ospedale e territorio, dove il paziente trovi assistenza di prossimità, anche tramite l’uso della telemedicina. Il PNRR e le Case di Comunità rappresentano un’opportunità cruciale in tal senso, ma devono essere attuate concretamente”.
Quale dovrebbe essere il ruolo del medico di medicina generale in questa rete?
come AISC abbiamo sperimentato con successo presso gli studi dei MMG, la possibilità di eseguire test semplici di screening per lo scompenso cardiaco come il dosaggio del NT-proBNP tramite puntura al dito, come si fa con la glicemia per i diabetici. Il medico di famiglia va formato e coinvolto nelle decisioni cliniche e deve anche poter gestire in maggiore autonomia la prescrizione dei farmaci già avviati in ospedale. Un maggiore coinvolgimento eviterebbe: accessi inappropriati al pronto soccorso, ricoveri inutili e migliorerebbe l’aderenza terapeutica”.
Come colmare le disuguaglianze territoriali, soprattutto al Sud e nelle isole?
serve un investimento straordinario verso tali territori: strutture, personale e formazione. Il turismo sanitario verso il Nord non è solo un costo economico, ma anche sociale. Tutto ciò che può essere fatto localmente, tranne le cure di altissima specializzazione, deve poter essere fatto”.
Il 40% dei pazienti dichiara di non aver compreso le indicazioni mediche. Quanto conta la comunicazione?
lo scompenso è una malattia cronica e complessa. Spiegare al paziente l’importanza di pesarsi ogni giorno, di seguire una dieta appropriata, di continuare l’attività fisica e la terapia è vitale. Le associazioni come AISC aiutano nella comunicazione, con materiale educativo di facile comprensione e promuovendo l’applicazione del telemonitoraggio. La comunicazione deve essere continua e coinvolgere anche caregiver e familiari”.
L’importanza di coinvolgere attivamente i pazienti
Emanuela Folco, presidente della Fondazione Italiana per il Cuore, sottolinea inoltre, come le campagne “Da Quore a Cuore” siano fondamentali per accrescere la consapevolezza e il dialogo tra i cittadini, i pazienti e il sistema sanitario.
“Le malattie cardiovascolari sono la prima causa di morte in Italia, ma solo il 50% della popolazione ne è consapevole, e tra le donne la percezione del rischio è ancora più bassa,” spiega.
I dati dell’indagine realizzata dalla Fondazione parlano chiaro: solo il 18% fa controlli regolari, il 70% non adotta stili di vita salutari e il 43% è in sovrappeso. L’aderenza terapeutica è fortemente influenzata da questa scarsa alfabetizzazione sanitaria: “Senza cultura della salute, le persone non comprendono l’importanza della prevenzione, né riescono a instaurare un dialogo efficace col medico.”
Fondamentale quindi il ruolo del medico di medicina generale, ma anche del farmacista, figura di riferimento con cui il paziente ha un rapporto più diretto e continuativo.
Le attività sul territorio, conclude Folco:
abbattono le barriere della visita tradizionale e avvicinano medico e cittadino in un’ottica di alleanza e fiducia reciproca. Aderenza è salute: aderire significa seguire terapie, fare screening e vivere in modo sano. Senza aderenza, anche la cura migliore non funziona.”



