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Omega-3 e gravidanza, nuovi dati sulla supplementazione

Gli acidi grassi polinsaturi omega-3 a catena lunga (n-3 LC-PUFA) si trovano principalmente nel pesce grasso (salmone, sgombro, sardine), ma anche in numerosi altri alimenti e sono da anni al centro di studi clinici, per il ruolo che svolgono in alcune funzioni essenziali del nostro organismo.

In particolare, il rapporto degli omega-3 con la funzione renale, con la coagulazione e la pressione sanguigna ha spinto a verificare il possibile vantaggio di una supplementazione con queste sostanze nella prevenzione cardiovascolare primaria e secondaria. Le più recenti review, tuttavia, dicono che un aumento dell’assunzione di EPA e DHA (i principali omega-3 a catena lunga) ha un effetto poco significativo sulla mortalità per tutte le cause e sulla prevenzione di eventi cardiovascolari.

Gli omega-3 sono fondamentali anche per il corretto sviluppo del cervello e delle funzioni cerebrali ed è questo il presupposto di un altro filone di ricerche che indaga sui possibili benefici di una supplementazione in gravidanza.

Anche in questo caso viene generalmente consigliato un arricchimento dell’apporto di omega 3 per le donne in gravidanza, ma non c’è evidenza di un vantaggio particolare della supplementazione. Per esempio, uno studio publicato nel 2017 sull’European Journal of Clinical Nutrition non ha trovato differenze significative nello sviluppo cognitivo di bambini fino a 5 anni, alle cui madri era stata proposta una dieta con maggiore apporto di omega 3

Nuovi dati su Omega 3 e gravidanza ci arrivano ora da una ricerca danese, mirata soprattutto alla prevenzione dell’asma del bambino, e indicano un effetto positivo della supplementazione per lo sviluppo del feto.

Lo studio danese

Lo studio randomizzato e in doppio cieco è stato condotto su 736 donne in gravidanza e i loro bambini, nell’ambito del Copenaghen Studies on Asthma in Childhood.

Le donne al terzo mese di gravidanza sono state divise in due gruppi. Il primo ha ricevuto ogni giorno una supplementazione di omega n-3 (2,4 g) e il secondo, gruppo di controllo, ha assunto olio d’oliva (1 g). Sono state escluse donne con disturbi endocrini, cardiovascolari o nefrologici e trattate con vitamina D.

Le donne che hanno assunto gli omega-3 hanno avuto una gestazione più lunga in media di due giorni e i loro bambini hanno avuto un peso maggiore alla nascita (più 97 grammi in media). Il maggior peso dei neonati non è da attribuirsi alle gestazioni più lunghe perché i ricercatori hanno rilevato anche percentili di crescita maggiori in relazione all’età gestazionale.

I ricercatori concludono che “In questo studio l’integrazione con LCPUFA n-3 della dieta di donne in gravidanza durante il terzo trimestre è associata a una gestazione prolungata e a un aumento delle dimensioni del feto, che porta a un aumento del peso alla nascita.”

Questo effetto, secondo gli autori dello studio, potrebbe avere una duplice causa, da un lato gli omega-3 riducono la viscosità del sangue e quindi potrebbero favorire l’afflusso di sangue alla placenta, d’altro canto queste sostanze interferiscono anche con le prostaglandine, che intervengono nell’induzione al parto.

alessandro visca
Alessandro Visca

Giornalista specializzato in editoria medico­­­­-scientifica, editor, formatore.