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Diete per perdere peso, come aumentare le probabilità di successo

Perché per alcuni le diete per perdere peso non funzionano? Perché ci sono persone che  “hanno sempre fame”, mentre altri soggetti riescono più facilmente a rispettare gli intervalli tra un pasto e l’altro? I meccanismi che regolano l’appetito e il senso di fame sono uno dei fattori più importanti per il successo di programmi di riduzione del peso.

Al di là dei fattori psicologici la ricerca medica sta cercando di comprende sempre meglio quali siano i meccanismi che trasmettono al cervello i segnali che portano allo stimolo verso il cibo. Uno di questi è la curva glicemica postprandiale, ossia la curva che rappresenta il livello di glucosio nel sangue che tende a salire dopo un pasto, fino raggiungere il cosiddetto picco glicemico per poi scendere nuovamente.

Una nuova ricerca aggiunge nuove informazioni su questo aspetto che potrebbero portare a diete personalizzate più efficaci per gli obiettivi di riduzione del peso.

Uno studio con dispositivi indossabili per monitorare l’organismo dopo i pasti

Lo studio pubblicato su Nature Metabolism è opera di un team composto da ricercatori del King’s College di Londra, di altre importanti centri universitari inglesi e americani e dalla società di scienze della salute ZOE.

Tra gli aspetti più interessanti di questa ricerca c’è l’utilizzo di dispositivi indossabili che hanno permesso il monitoraggio continuo di alcuni parametri biologici e fisiologici dei partecipanti.

In sostanza i ricercatori hanno cercato di analizzare la relazione tra comportamento alimentare e risposta biologica dell’organismo, in un gruppo di persone sane che ha assunto lo stesso pasto standard.

È emerso che il livello degli zuccheri nel sangue è un elemento determinante per modulare lo stimolo dell’appetito e quindi allungare o diminuire gli intervalli tra un pasto e l’altro. Non si tratta di una novità, ma il monitoraggio in continuo ha permesso di individuare un elemento diverso rispetto al “picco glicemico”, ossia il livello più alto della curva che indica la concentrazione di zuccheri nel sangue.

Quello che sembra influenzare di più il “senso di fame” è la caduta profonda e repentina di livelli di zuccheri nel sangue che in alcune persone si manifesta due o tre ore dopo il pasto.

I ricercatori hanno analizzato la risposta glicemica post prandiale e altri parametri di 1.070 persone dopo il consumo di colazioni standard e pasti scelti liberamente per un periodo di due settimane, per un totale di oltre 8.000 colazioni e 70.000 pasti.

I partecipanti hanno fatto un test di risposta della glicemia a digiuno e utilizzato un apparecchio indossabile per monitoraggio continuo dl glucosio (CGM), nonché un dispositivo indossabile per monitorare l’attività fisica e il sonno. Hanno anche registrato livelli di fame e vigilanza utilizzando un’app del telefono, con la registrazione di quando e cosa hanno mangiato esattamente nel corso della giornata.

La curva glicemica e il controllo della fame

I ricercatori hanno rilevato che alcune persone hanno repentini e profondi “cali di zucchero” 2-4 ore dopo il pasto. Queste persone hanno fatto registrare un aumento dell’appetito superiore (9%) e un intervallo minore fra un pasto e l’altro rispetto a chi non ha questo calo repentino del glucosio. Inoltre, chi ha avuto questi cali drastici di zuccheri ha mostrato una maggiore assunzione di calorie, in media 75 calorie in più nelle 3-4 ore dopo la colazione e circa 312 calorie in più durante l’intera giornata.

Secondo la Dottoressa Sarah Berry del King’s College di Londra:

È stato a lungo sospettato che i livelli di zucchero nel sangue svolgano un ruolo importante nel controllo della fame, ma i risultati di studi precedenti sono stati inconcludenti. Ora abbiamo dimostrato che i cali di zucchero rispetto al picco postprandiale sono il migliore predittore di fame e del conseguente maggiore apporto calorico. Questo dato cambia il modo in cui pensiamo alla relazione tra i livelli di zucchero nel sangue e il cibo che mangiamo .

Un dato prezioso per personalizzare la dieta

Un altro dato molto importante che emerge da questo nuovo studio è la grande diversità di risposta (in termini di glucosio nel sangue) nelle persone che hanno consumato un pasto identico, senza una relazione particolare con l’età, il peso, il BMI, la presenza di cali degli zuccheri repentini, anche se nel sesso maschile questi cali sembrano un po’ più accentuati.

I ricercatori sottolineano come le nuove tecnologie possano fornire un quadro più preciso del metabolismo di ogni singola persona su cui basare interventi dietetici sempre più personalizzati.

Ana Valdes della School of Medicine dell’Università di Nottingham, che ha guidato il team dei ricercatori, ha dichiarato:

Molte persone lottano per perdere peso e mantenerlo nella norma, solo poche centinaia di calorie in più ogni giorno possono significare chili di aumento di peso in un anno. La nostra scoperta che la dimensione dei cali di zucchero dopo aver mangiato ha un così grande impatto sulla fame e sull’appetito ha un grande potenziale per aiutare le persone a capire e controllare il proprio peso e la salute a lungo termine .

Alessandro Visca
Alessandro Visca

Giornalista specializzato in editoria medico­­­­-scientifica, editor, formatore.