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Salute mentale dopo il Covid, l’osservatorio dei medici italiani

  • Alessandro Visca
  • Sanità

Due anni di pandemia hanno avuto un forte impatto negativo sulla salute mentale della popolazione: Lo conferma un’indagine da poco pubblicata sulla rivista Annals of General Psychiatry e presentata al recente congresso annuale della SIMG, Società Italiana di Medicina Generale e delle Cure Primarie. La ricerca fa parte di un ampio progetto multidisciplinare, chiamato Serendipity, realizzato grazie al contributo non condizionante di Viatris.

L’indagine ha coinvolto 1281 medici italiani di varie specialità (psichiatri, neuropsichiatri, neurologi, geriatri, medici di medicina generale e pediatri) che hanno risposto a un questionario online. Il quadro generale che emerge dalla survey mostra una netta maggioranza di clinici (81,2%) che ha visto aumentare il disagio psichico tra le persone che li hanno consultati, con un peggioramento delle proprie condizioni nel 75,3% di quelli che avevano un disturbo preesistente. Questi ultimi hanno dovuto fare i conti anche con numerose comorbidità: si sono infatti presentate anoressia, bulimia, disturbi di panico e fobie. Minore incidenza invece si è avuta per l’uso di sostanze.

Appaiono più protetti gli anziani over 65: solo il 7,4% ha chiesto un aiuto o ha visto peggiorare la propria salute mentale, probabilmente a causa della protezione offerta sin dall’inizio come soggetti più a rischio e con fragilità. Gli autori dello studio precisano:

Isolamento prolungato, incertezza, interruzione delle relazioni sociali, stress, hanno avuto un impatto negativo sulla salute mentale degli italiani come nelle popolazioni di tutto il mondo. Depressione, ansia e stress sono stati i problemi segnalati più spesso nella prima ondata, ma non sono mancati peggioramenti dell’umore ed episodi di panico e fobie negli ultimi due anni.”

La strategie per il futuro e il ruolo del Medico di medicina generale

Uno degli obiettivi della ricerca era verificare le strategie a supporto dei pazienti, al fine di individuare modelli organizzativi efficaci per il futuro. A questo proposito l’OMS ha sottolineato l’importanza di rafforzare il ruolo dell’assistenza primaria. In particolare, appare strategico il ruolo del MMG nell’intercettare i segnali di disagio psichico e attivare azioni sinergiche con gli attori interessati con una azione di governance a livello regionale così come previsto dal Piano Nazionale per la Prevenzione (PNP).

“Nel momento in cui non è stato più possibile ricorrere a visite in presenza, sono state attivate nuove risorse come le videochiamate e/o la psicoterapia a distanza a cui sono afferiti sia pazienti con pregresse diagnosi di disagio o patologia conclamata che pazienti naive (alla loro prima visita).”, aggiungono gli autori. La pandemia ha dato un impulso alla telemedicina in psichiatria e psicologia sia in acuto che per eseguire controlli farmacologici e follow up.

Interrogati su “cosa ci attende nel futuro”, i 1.281 specialisti ritengono necessario non distogliere l’attenzione: il burden of disease del disagio mentale potrebbe aumentare nei prossimi 12/24 mesi sia con un aumento delle malattie legate allo stress che con un peggioramento delle condizioni cliniche di quelli già diagnosticati. Nonostante ciò, è stata osservata anche una discreta capacità di fronteggiare gli eventi negativi e di mettere a punto strategie di coping con uno sviluppo di resilienza anche grazie alla capacità dei clinici italiani di metter in atto nuove strategie supporto psicologico e psichiatrico.

Alessandro Visca
Alessandro Visca

Giornalista specializzato in editoria medico­­­­-scientifica, editor, formatore.