La corretta gestione dello scompenso cardiaco e il controllo dei livelli di colesterolo nei soggetti con pregresso infarto del miocardio sono due importanti obiettivi per la riduzione della mortalità cardiovascolare. A questi temi sono stati dedicati due ampi studi osservazionali (BRING-UP 3 Scompenso e BRING-UP Prevenzione) che hanno coinvolto un ampio campione di centri cardiologici italiani.
I risultati, presentati al 56° Congresso nazionale dell’ANMCO (Associazione Nazionale Medici Cardiologi Ospedalieri), tenutosi a Rimini dal 15 al 17 maggio, mostrano dati incoraggianti.
Scompenso cardiaco, maggiore aderenza alle linee guida e miglioramento degli esiti
Lo studio BRING-UP-3 Scompenso è nato con l’obiettivo di valutare l’attuazione delle linee guida per l’approccio clinico ai pazienti con insufficienza cardiaca, condizione associata a tassi di mortalità e morbilità elevati, e la cui prevalenza aumenta in età avanzata.
Rimane, in particolare, elevata la mortalità/morbidità dei pazienti con insufficienza cardiaca e frazione di eiezione ridotta; secondo le linee guida dell’European Society of Cardiology (ESC 2021) in questa tipologia di pazienti le terapie farmacologiche dovrebbe basarsi su quattro pilastri, ossia sull’impiego in contemporanea di quattro classi farmacologiche: ACE inibitori o sartani o ARNI, beta-bloccanti, bloccanti dell’aldosterone e gliflozine (inibitori SGLT2).
Obiettivo della ricerca era verificare l’aumento della percentuale di pazienti trattati con i quattro pilastri terapeutici raccomandati dalle linee guida correnti.
Allo studio hanno partecipato 160 centri cardiologici in tutta Italia, con dati riferiti a più di 5.000 pazienti con un anno di follow-up. Oltre il 65% dei centri ha raggiunto, o superato, l’obiettivo di 30 pazienti previsto dal protocollo; inoltre i dati sulle terapie indicano che i farmaci raccomandati sono superiori a tutti i registri pubblicati in ambito internazionale.
Aldo Maggioni, direttore del Centro Studi ANMCO sottolinea che c’è stata una riduzione della mortalità nei pazienti con scompenso cardiaco cronico grazie a maggior accuratezza ed esteso impiego dei farmaci e aggiunge:
se poi consideriamo i pazienti che nel tempo hanno dimostrato un miglioramento della funzione contrattile del ventricolo sinistro, generalmente definiti “improved”, la mortalità ad un anno risulta molto bassa: 1,9%. Questo a ulteriore dimostrazione dell’efficacia dei trattamenti raccomandati.”
“Per la necessità di re-ospedalizzazione – precisa Maggioni – i risultati evidenziano spazi di miglioramento: un paziente con scompenso cardiaco cronico su cinque necessita di un nuovo ricovero nel corso dell’anno di follow-up”.
Colesterolo LDL, in prevenzione secondaria efficaci anche le terapie consolidate e a basso costo
L’ipercolesterolemia è uno dei fattori di rischio conosciuti per gli eventi cardiovascolari. Esistono varie opzioni farmacologiche efficaci per il controllo del colesterolo, tuttavia spesso le raccomandazioni contenute nelle linee guida sulla prevenzione sono disattese nella pratica clinica, anche nei pazienti già colpiti da infarto miocardico o ictus.
Lo studio BRING-UP Prevenzione è stato progettato per verificare il divario tra le raccomandazioni delle linee guida e la reale pratica clinica, e in particolare per aumentare il numero dei pazienti con livelli di colesterolo LDL controllati grazie alle terapie farmacologiche.
Allo studio hanno partecipato 189 centri in tutta Italia, per un totale di 4.790 pazienti con precedente infarto miocardico e/o sottoposti a rivascolarizzazione coronarica, reclutati in tre mesi.
Secondo le linee guida internazionali in questi pazienti i livelli di colesterolo LDL dovrebbero essere inferiori a 55 mg/dL; lo studio evidenzia come la quota dei soggetti aderenti a questo target, e quindi con LDL sotto controllo, sia passata dal 33%, registrato a inizio studio, al 58% (dopo 6 mesi) e al 62% (dopo un anno).
Massimo Grimaldi, presidente designato ANMCO, precisa:
BRING-UP Prevenzione ha centrato l’obiettivo primario di un aumento clinicamente rilevante della percentuale di pazienti che raggiungono gli obiettivi di LDL-C, e ha dimostrato che questo obiettivo può essere raggiunto con l’uso di terapie consolidate e a basso costo, come statine ad alta intensità in combinazione con ezetimibe, nella maggior parte di pazienti.”
“I risultati favorevoli osservati a 6 e 12 mesi – aggiunge Grimaldi – dovranno essere confermati su periodi di tempo ancora più lunghi, così che questa iniziativa, che ha coinvolto un numero elevato di centri cardiologici ospedalieri nazionali, si dimostri davvero in grado di migliorare le strategie terapeutiche di prevenzione secondaria nei pazienti con un precedente evento aterotrombotico coronarico in un intero Paese. Il confronto con altri studi nazionali e internazionali, condotti di recente, è particolarmente soddisfacente; negli altri studi europei e nord-americani, valori di colesterolo LDL inferiori a 55 mg/d sono stati ottenuti in una quota di pazienti inferiore al 40%”.