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Nuovi dati su consumo di carne rossa e salute del cervello

Nell’ambito delle ricerche su abitudini alimentari e salute del cervello, gli studi sulla possibile relazione tra un consumo frequente di carni rosse e il rischio di demenza o declino cognitivo accelerato hanno finora portato a risultati non coerenti.

Su questo tema l’autorevole rivista Neurology ha da poco pubblicato i risultati di una nuova analisi di dati provenienti da due grandi coorti di operatori della sanità negli Usa, il Nurses’ Health Study (NHS) e l’Health Professionals Follow-Up Study (HPFS).

Lo studio si proponeva di verificare la relazione tra consumo di carni rosse, processata e non, e le funzioni cognitive nel corso degli anni. I risultati confermano un maggior rischio di declino cognitivo e demenza nei forti consumatori di carni rosse, soprattutto se processate.

La ricerca su funzioni cognitive e consumo di carne

I ricercatori della Harvard Medical School di Boston hanno valutato l’incidenza di demenza in 132.771 partecipanti, il 65,4% dei quali donne con età media, al basale, di 48,9 anni. Inoltre è stata condotta un’analisi delle funzioni cognitive oggettive in 17.458 donne, con età media al basale di 74,3 anni, e un’analisi relativa al declino cognitivo soggettivo su 43.966 partecipanti (il 77,1% delle quali donna, con età media al basale di 77.9 anni).

Le funzioni cognitive oggettive sono state valutate utilizzando uno strumento di indagine somministrato per via telefonica (il Telephone Interview for Cognitive Status, nel periodo 1995–2008) in un sottocampione di partecipanti allo studio NHS. Il declino cognitivo soggettivo (SCD) è stato invece auto-riportato dai partecipanti per il biennio 2012-2014 (per lo studio NHS) e 2012-2016 (per lo studio HPFS).

Le abitudini alimentari sono state valutate utilizzando un questionario semi-quantitativo, validato, specifico; è stata quindi rilevata l’incidenza della demenza nelle due coorti di partecipanti, a partire dagli anni ‘80 fino al 2023.

Per quanto riguarda il consumo di carne rossa processata, sono stati individuati due cut-off che riguardano l’apporto con l’alimentazione quotidiana; il campione è stato quindi diviso in base a un consumo medio quotidiano superiore a un quarto di porzione (0,25) indicante i “forti consumatori”, e a un consumo medio quotidiano inferiore un decimo di porzione (0,10).

Un maggiore consumo di carni rosse aumenta il rischio di demenza

Dal confronto tra i sottogruppi in base al consumo di carne, è emerso che i partecipanti che consumavano più di un quarto di porzione di carne rossa processata al giorno presentavano un rischio di demenza superiore del 13% (HR 1,13; IC al 95% 1,08-1,19; p lineare < 0,001) e un rischio relativo di declino cognitivo soggettivo aumentato del 14% (RR:1,14; IC al 95%: 1,04–1,25; p lineare = 0,004) rispetto a coloro che ne consumavano meno di un decimo.

Secondo questi risultati, consumi elevati di carni processate accelerano il peggioramento delle condizioni generali delle funzioni cerebrali e della memoria. L’effetto dell’aumento del consumo di carne rossa processata, in misura di una porzione al giorno, è infatti stato messo in relazione con la velocità di invecchiamento dello stato cognitivo globale e della memoria verbale; ne è risultato un aumento statisticamente significativo di 1,61 e di 1,69 anni, rispettivamente.

I partecipanti che consumavano almeno una porzione al giorno di carne rossa non processata avevano un rischio relativo di SCD più elevato (16%; RR: 1,16; IC al 95%: 1,03–1,30; p lineare  = 0,04) rispetto a quelli che abitualmente ne consumavano meno di mezza (0,5).

La sostituzione di una porzione di carne rossa processata con una di legumi e frutta secca (noci) ha mostrato un effetto protettivo per il cervello, ed è risultata associata a una riduzione del rischio di demenza del 19% (HR: 0,81; IC al 95%: 0,75–0,86), a un’età cognitiva inferiore di 1,37 anni e anche a un rischio relativo di declino cognitivo soggettivo inferiore del 21% (RR: 0,79; IC al 95%: 0,68–0,92).

A commento dei risultati gli autori scrivono:

la riduzione del consumo di carni rosse potrebbe essere una valida raccomandazione da inserire nelle linee guida per una nutrizione che promuova la salute cognitiva. Resta tuttavia da valutare la possibilità di estendere i risultati a popolazioni con un diverso contesto.”

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Stefania Cifani

Giornalista scientifica e Medical writer