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Obesità, le strategie alimentari per prevenire il diabete tipo 2

Nuove indicazioni arrivano dall’analisi secondaria dei dati di uno studio sugli effetti della dieta mediterranea in soggetti sovrappeso

In soggetti sovrappeso, obesi e con sindrome metabolica l’adozione di un regime alimentare ispirato ai principi della dieta mediterranea può ridurre il rischio di sviluppare diabete di tipo 2 (DT2), ma è più efficace se accompagnata da restrizione calorica e attività fisica.

È quanto risulta da un recente lavoro pubblicato sulla rivista Annals of Internal Medicine che, relativamente alla prevenzione del DT2, ha messo a confronto un regime alimentare genericamente basato sui principi della dieta mediterranea, con lo stesso tipo di dieta accompagnata da riduzione dell’apporto calorico e da un programma di attività fisica.

Lo studio, che ha coinvolto 23 centri in tutta la Spagna, è in realtà un’analisi secondaria sui dati del trial randomizzato in singolo cieco PREDIMED (Prevención con Dieta Mediterránea)-Plus.

La ricerca ha arruolato un totale di 4.746 pazienti adulti di età compresa tra 55 e 75 anni, con sindrome metabolica e sovrappeso od obesità, ma senza diagnosi di diabete o malattie cardiovascolari.

I partecipanti sono stati assegnati casualmente secondo un rapporto 1:1 a uno dei due schemi, per poi confrontare l’incidenza di DT2 nei due bracci nel corso del tempo. L’incidenza del DT2 è stata valutata secondo i criteri della American Diabetes Association.

I pazienti sono stati seguiti per 6 anni, durante i quali venivano annualmente registrate le misure antropometriche; le informazioni sulla dieta sono state autoriferite dai partecipanti, il che secondo gli autori rappresenta anche possibile limite metodologico di questo studio.

La combinazione di dieta mediterranea a ridotto contenuto calorico e attività fisica è più efficace

Con una mediana di follow-up di 6 anni il rischio assoluto di incidenza di DT2 è stato del 31% (IC al 95%: 18%-41%) inferiore per il gruppo sperimentale. I soggetti di questo gruppo hanno raggiunto una migliore aderenza alla erMEdDiet, livelli più intensi di attività fisica e una maggior riduzione di peso e circonferenza vita.

Nel complesso il rischio assoluto di sviluppare DT2, a sei anni, è risultato del 12% (IC al 95%: 11,9% – 12,1%) nel gruppo di controllo e del 9,5% (IC al 95%: 9.4% – 9.5%) in quello sperimentale.

In conclusione, negli adulti obesi o sovrappeso affetti da sindrome metabolica, un intervento intensivo basato su dieta mediterranea con restrizione calorica e attività fisica, con una modesta perdita di peso, risulta più efficace per ridurre l’incidenza di DT2 rispetto alla sola dieta mediterranea.

“Sebbene non esista un regime dietetico utilizzabile per tutti – scrivono gli autori – per la prevenzione del diabete, la maggiore appetibilità e l’accettazione culturale della Dieta Mediterranea potrebbero renderla un’opzione di perdita di peso altamente sostenibile e a lungo termine, se abbinata a un apporto energetico moderatamente ridotto”, e aggiungono:

i medici dovrebbero valutare la possibilità di raccomandare questo approccio ai pazienti con sovrappeso o obesità, in particolare quando la dieta mediterranea da sola si è dimostrata insufficiente.”

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alessandro visca
Alessandro Visca

Giornalista specializzato in editoria medico­­­­-scientifica, editor, formatore.

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