La dieta a restrizione temporale non altera l’orologio biologico
La dieta a restrizione temporale, o digiuno intermittente, che consiste nel limitare il numero di ore della giornata in cui si mangia ha mostrato effetti positivi in termini di riduzione del peso e salute metabolica in soggetti sovrappeso e obesi.
Per chiarire i meccanismi biologici innescati da questo particolare regime alimentare un team internazionale di ricercatori dell’Università di Copenhagen (DK), dell’Australian Catholic University e del Karolinska Institutet di Stoccolma (Svezia) hanno studiato i meccanismi adattativi del corpo sottoposto a queste restrizioni.
Lo studio
Lo ricerca, pubblicata su Nature Communication ha studiato le variazioni a breve termine dei metaboliti nell’apparato muscolo-scheletrico e nel sangue, nonché l’espressione genica nel muscolo scheletrico dopo alimentazione a restrizione temporale.
Nello studio sono stati arruolati 11 uomini con sovrappeso/obesità, che hanno seguito per 5 giorni un’alimentazione concentrata in otto ore della giornata. Il quinto giorno, sono stati prelevati campioni di sangue ogni quattro ore per un’intera giornata. Dopo una pausa di 10 giorni, il test è stato ripetuto con un’alimentazione senza limitazioni temporali.
È risultato che l’alimentazione a restrizione temporale modifica la concentrazione nell’arco della giornata dei metaboliti nel sangue e nei muscoli e il ritmo dell’espressione dei geni, in particolare quelli responsabili del trasporto degli amminoacidi, i mattoni delle proteine.
Tuttavia, questo particolare regime alimentare basato sulla concentrazione dei pasti in un limitato arco temporale della giornata non altera l’orologio centrale del muscolo, il metronomo integrato nella cellula che regola il suo ciclo quotidiano di attività.
“I nostri risultati – afferma il professor Juleen Zierath de Karolinska Institutet – aprono nuove strade per gli scienziati che sono interessati a comprendere la relazione causale tra dieta a restrizione temporale e miglioramento della salute metabolica. Queste intuizioni potrebbero aiutare a sviluppare nuove terapie per migliorare la vita delle persone che convivono con l’obesità”.