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Digiuno intermittente, nuovi dati sull’efficacia

Il digiuno intermittente (intermittent fasting) è un approccio nutrizionale a obesità e sovrappeso che punta sui benefici in termini di riduzione del peso e miglioramento dei processi metabolici di periodi di astensione totale o parziale dall’assunzione di calorie, alternati a periodi di normale alimentazione. Il periodo di digiuno può essere circoscritto ad alcuni giorni della settimana o a una determinata fascia oraria nell’arco della giornata.

Al di là delle premesse teoriche sui potenziali benefici del digiuno controllato e dei buoni risultati in laboratorio, è aperta la discussione sull’effettiva efficacia e soprattutto sulla sicurezza di questo tipo di pratica per dimagrire.

La revisione degli studi clinici randomizzati

Un nuovo contributo arriva da una revisione sistematica (umbrella review) di 11 metanalisi che comprendono in tutto 130 studi clinici randomizzati, pubblicata a dicembre su JAMA Network Open.

Nella revisione-ombrello sono stati presi in considerazione gli effetti di tre tipi di digiuno intermittente: il digiuno a giorni alterni, che prevede l’alternarsi di giorni di digiuno completo (zero calorie) e giorni con alimentazione a piacere; il digiuno a giorni alterni modificato, che prevede un apporto calorico fino a 600 calorie nei giorni di digiuno e la dieta 5:2, che prevede due giorni di digiuno (max 600 calorie) alla settimana.

I risultati  confermano l’efficacia di alcuni questi approcci anche se con importanti limitazioni, che sono il ridotto numero dei partecipanti alla maggior parte degli studi esaminati, la breve durata media del follow-up (tre mesi) che non consente di valutare la durata nel tempo dei risultati raggiunti e l’assenza delle segnalazioni di effetti avversi, che non consente una valutazione della sicurezza.

Il digiuno a giorni alterni modificato ha la maggiore evidenza di efficacia

I ricercatori del hanno rivalutato gli effetti del digiuno intermittente in 11 metanalisi utilizzando un altro modello statistico e assegnando ai risultati un grado di evidenza alto, moderato, basso o molto basso. Le metanalisi comprendevano 130 studi clinici randomizzati che hanno preso in considerazione un totale di 104 associazioni di diversi tipi di digiuno intermittente con esiti di salute correlati all’obesità.

La revisione ha trovato 28 associazioni statisticamente significative tra digiuno intermittente e miglioramenti nei parametri legati al sovrappeso (BMI, peso, massa grassa) e al rischio di complicanze (colesterolo totale e LDL, trigliceridi, glicemia, resistenza all’insulina, pressione sanguigna). Una sola associazione è supportata da un grado di evidenza alto: il digiuno a giorni alterni modificato per 1 o 2 mesi, che era associato a una moderata riduzione dell’indice di massa corporea negli adulti sani e negli adulti con sovrappeso, obesità o steatosi epatica non alcolica rispetto alla dieta regolare. Sei associazioni sono state supportate da prove di qualità moderata. Le restanti associazioni ritenute significative sono state supportate da prove di qualità da molto bassa.

I risultati di questa complessa analisi, in estrema sintesi,  dicono che il digiuno a giorni alterni modificato per 1 o 2 mesi e  la dieta 5:2 sono associabili a una perdita del 5% o più del peso corporeo totale negli adulti con sovrappeso o obesità. E con la dieta 5:2 la perdita di peso ha resistito dai 6 ai 12 mesi. Il digiuno a giorni alterni modificato è stato anche associato a miglioramenti da 2 a 12 mesi nei fattori di rischio di malattie cardiache come colesterolo totale, colesterolo LDL, trigliceridi e pressione sanguigna.

Da confermare l’efficacia del digiuno oltre il breve termine

L’autore principale della ricerca, Chanthawat Patikorn, della Chulalongkorn University di Bankgkok in Thailandia, afferma:

I nostri risultati supportano il ruolo del digiuno intermittente, in particolare del digiuno a giorni alterni modificato, negli adulti con sovrappeso o obesità come approccio alla perdita di peso con altri benefici per la salute. In ogni caso il digiuno deve essere praticato solo dopo aver consultato il medico.”

“Ci mancano ancora dati – aggiunge Patikorn – per vedere se questi potrebbero funzionare a lungo termine. Vediamo perdita di peso e profili metabolici migliorati, ma non sappiamo ancora se il digiuno intermittente può portare a una riduzione della morte o di eventi cardiovascolari.”

Patikorn avverte che le diete in cui non si mangia nulla per lunghi periodi di tempo potrebbero rappresentare un pericolo per le persone con diabete che usano l’insulina o sono soggette a ipoglicemia (ipoglicemia).

Alessandro Visca
Alessandro Visca

Giornalista specializzato in editoria medico­­­­-scientifica, editor, formatore.